«Case Ater, corsie preferenziali per chi è davvero in difficoltà»
Troppi stranieri. Pochi italiani.
Mentre il dibattito, a livello politico, prosegue serrato sulle assegnazioni degli alloggi popolari (in via del Carso su 58 famiglie beneficiarie, 45 sono straniere), scendono in campo le Acli provinciali. E propongono di rivedere i criteri di assegnazione delle case Ater, in maniera tale che ad essere soddisfatte siano tutte le fasce disagiate. Nessuna esclusa.
Un tema già affrontato, per la verità, una decina di anni fa dalle Acli ma che torna prepotentemente d’attualità dopo la lettera-proposta che Silvia Paoletti, la presidente provinciale, ha recapitato nei giorni scorsi alla Regione, vista la fame conclamata di alloggi popolari in tutto l’Isontino. L’obiettivo? Far sì che si metta mano ai parametri per l’affidamento degli alloggi popolari. Un tema che ha registrato massima attenzione a livello politico: da Forza Italia alla Lega, passando per Fratelli d’Italia.
«Questo - annota Paoletti - è davvero un problema annoso, se si pensa che quasi oramai 10 anni fa feci un intervento sul quotidiano locale su questo argomento e, certamente, ce ne furono altri prima del mio e moltissimi anche dopo, senza però che la politica prendesse atto di un vero problema: l’emergenza abitativa. Credo sarebbe davvero utile ed importante poter realizzare un nuovo regolamento basato certamente sui parametri attuali ma che sia, nel contempo, anche in grado di applicare la regola delle percentuali in riferimento alle varie tipologie di nuclei familiari che fanno richiesta della casa popolare».
La presidente delle Acli entra nel vivo della proposta. «Mi spiego: se ci sono a disposizione 100 appartamenti di edilizia popolare, essi potrebbero essere assegnati in tal modo: il 10% alle persone disabili, il 10% a nucleo/persona anziana, il 20% alle giovani coppie, il 25% alle famiglie con uno/due figli, il 25% alle famiglie numerose e il 10% a single e separati».
Secondo Paoletti, «questo nuovo regolamento creerebbe equità e rispetterebbe la dignità della persona e della famiglia evitando le guerre tra i poveri. Oggi, infatti, le graduatorie sono pressoché senza distinzioni. Ma, a nostro parere, andrebbero create delle corsie preferenziali, inserendo tutte le tipologie del disagio sociale».
Poi, c’è un altro tema che Silvia Paoletti ha più volte affrontato. E che ricorda certe posizioni di Confedilizia che ha fatto diventare la questione un suo cavallo di battaglia. «Infine - conclude la rappresentante delle Acli - concordo che gli alloggi popolari non possono essere per tutta la vita: se le condizioni economiche degli inquilini migliorano, è giusto che lascino gli appartamenti a chi ha più bisogno. Ribadisco il concetto: bisognerebbe costruire dei programmi ad hoc per tutti». —
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