CasaPound “sfratta” auto e tavolini dei bar, esercenti in rivolta a Trieste
TRIESTE Via le auto e gli scooter dalla strada. Ma via anche i cassonetti delle immondizie e pure tutti gli arredi esterni di bar e ristoranti: dalle sedie ai tavolini fino agli ombrelloni. Si annuncia come un centro blindato quello che, sabato prossimo, accoglierà i due cortei autorizzati a Trieste nel pomeriggio: CasaPound da una parte, rete antifascista dall’altra. Manifestazioni che si snoderanno lungo due percorsi distinti e lontani, proprio per evitare ogni occasione di contatto, lungo i quali scatteranno appunto rigide misure di sicurezza, destinate a provocare inevitabili disagi, specie a commercianti ed esercenti delle “zone rosse”. Gli stessi che, ieri, hanno contestato le indiscrezioni uscite dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato in Prefettura.
Di coordinate ufficiali, infatti, per ora non ne sono uscite. Tanto la Prefettura quanto il Comune hanno preferito mantenere massimo riserbo sia sui percorsi dei due cortei, appunto ancora top secret, sia sulle misure di sicurezza che verranno adottate per scongiurare tensioni e disordini. L’attesa, però, durerà ben poco: a breve, infatti, il sindaco dovrà firmare l’ordinanza relativa a provvedimenti, limitazioni al traffico e divieti. Alcuni però, come detto, hanno già iniziato a circolare. Al fine di garantire la tranquillità dei cittadini, riducendo al minimo il rischio di danni a cose e persone, si starebbero prendendo in considerazione prima di tutto l’introduzione del divieto di sosta di tutti i veicoli (e, in caso di trasgressioni, la successiva rimozione) nelle vie toccate dai due cortei. Verrebbero “graziate” invece quelle limitrofe. Ma non basta. Al vaglio ci sarebbe anche l’adozione di un’ordinanza che impone ai pubblici esercizi che si affacciano sulle vie attraversate dai due cortei, di rimuovere per quella giornata i dehors: tavolini e sedie dovranno sparire. Acegas Aps Amga provvederà invece a rimuovere tutti i cassonetti dei rifiuti.
Le strade incluse nel tracciato dei due cortei dovranno, dunque, essere completamente vuote e anche i tragitti di alcune linee del trasporto pubblico locale verranno modificate. Una prospettiva poco allettante per i commercianti interessati, che potrebbero a quel punto anche scegliere di rimanere chiusi sabato pomeriggio. Il vicesindaco Paolo Polidori non svela le indicazioni emerse nel corso della riunione, ma ammette che «ci saranno dei disagi». «In ogni caso - prosegue - forniremo i dettagli nelle prossime ore. Fin d’ora raccomando a chi sabato prossimo desidera venire in centro di evitare di usare la macchina».
Come detto i percorsi dei due cortei, per questioni di sicurezza, non sono ancora stati resi pubblici. Tutto fa pensare però che i militanti di CasaPound verranno fatti sfilare nella fetta di città tra piazza Oberdan e via Imbriani, mentre gli aderenti all’Assemblea Trieste antirazzista partiranno da Campo San Giacomo, muovendosi per via Molino a Vento e spingendosi al massimo fino a piazza Goldoni. Le Rive e la zona attorno a piazza Unità non verranno invece toccate dalle due iniziative. Saranno infatti oggetto di preparazione e di bonifica in vista dell’arrivo in città, il giorno successivo, del presidente della Repubblica Mattarella per le celebrazioni per il Centenario della Grande Guerra.
Quel che è certo è che per commercianti e esercenti il prossimo rischia di non essere un sabato lavorativamente produttivo, malgrado il ponte festivo e la presenza di moltissimi turisti in città. «Ci avrebbe fatto piacere essere sentiti e coinvolti, per collaborare a ridurre i disagi e i danni al comparto che rappresento», osserva Antonio Paoletti, presidente di Confcommercio Trieste. «Comprendo i motivi di sicurezza ma i danni economici per noi saranno notevoli, - valuta Bruno Vesnaver, presidente Fipe Trieste -. Tra l'altro il prossimo fine settimana rientra in un ponte molto appetibile turisticamente, gli alberghi sono pieni, avremmo lavorato bene. È chiaro che con una città militarizzata in pochi arriveranno serenamente in città. Mi auguro che i provvedimenti che riguardano la categoria che rappresento vengano resi noti nel dettaglio quanto prima, affinché un gestore possa organizzarsi valutando, a questo punto, se ridurre il personale o anche se tenere aperto o meno. Togliere e mettere in un magazzino decine e decine di sedie e tavolini, non è cosa da poco, servono furgoni, operai, tempo e denaro». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo