CasaPound apre la sede a Trieste, scontri con la polizia dopo il corteo antifascista

TRIESTE Il corteo antifascista, organizzato per manifestare contro l'apertura della sede di CasaPound ma anche contro le politiche del governo giallo-verde in tema di immigrazione, come da programma, si è chiuso pacificamente in piazza Goldoni. Centinaia i partecipanti che hanno sfilato tra via Ghega, via Carducci, via Roma, corso Italia e piazza Goldoni.
Ma appena concluso alcune decine di persone si sono staccate dal gruppo e si sono dirette verso la nuova sede di Casa Pound, in via San Zaccaria, urlando agli esponenti del partito politico "fascisti di m...".
Pochi ma concitati i minuti di agitazione in via Ginnastica, dove si è verificato un "tentativo di avvicinamento di uno sparuto gruppetto di antifascisti che è stato contenuto dalla Polizia - come riporta la Questura -. Le forze dell'ordine hanno inoltre bloccato alcuni militanti di Casapound che, attirati dalle urla" si stavano dirigendo verso gli antifascisti.
Prima dei tafferugli però la giornata del 3 febbraio è incominciata con la mobilitazione “L’Italia che resiste” - che ha coinvolto diverse città italiane -, a cui ha aderito il Pd triestino, mentre i manifestanti antifascisti hanno seguito il percorso annunciato - come detto - con ritrovo in piazza Oberdan alle 14.30, attraversando il centro cittadino e concludendo il corteo in piazza Goldoni. La protesta di centinaia di persone ha dunque bloccato il traffico veivolare, come annunciato, compresa la circolazione dei mezzi di trasporto, che hanno ripreso regolarmente servizio verso le 17. Ora in cui in via San Zaccaria è stata inaugurata la nuova sede del partito neofascista, denominata “Audace, alla presenza del fondatore del partito politico Gianluca Iannone.
L’apertura della sede di Cpi è il punto di partenza delle tensioni politiche che vibrano in città ormai da mesi. Da quando, lo scorso 3 novembre, CasaPound ha convocato una manifestazione nazionale portando in piazza quasi 2 mila militanti, al fine di ricordare la conclusione della Grande guerra. Evento a cui il movimento nazionalista guarda come a una «vittoria italiana», riciclando la retorica irredentista sul confine orientale.
Anche il corteo di oggi è un seguito ideale della contromanifestazione dello scorso 3 novembre, quando oltre 5 mila persone scesero in piazza per manifestare la loro contrarietà a CasaPound. L’iniziativa unisce l’opposizione ai movimenti neofascisti alla contrarietà alle politiche di governo.
Esemplificativo il titolo: «Apriamo i porti, chiudiamo CasaPound». A tal proposito avevano scritto negli scorsi giorni i portavoce dell’assemblea: «Vogliamo che anche Trieste si unisca alle città che hanno aperto il proprio porto. Vogliamo che anche a Trieste coloro i quali in questi anni hanno subito le conseguenze di politiche di distruzione del welfare e dei diritti, di razzismo istituzionale e discriminazione di genere, per orientamento sessuale e identità di genere, si uniscano anziché cedere alla guerra tra poveri».
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