Casa di riposo da 125 posti nell’ex Coop di Altura
Aperta l’unica busta arrivata nello studio del liquidatore giudiziale Consoli L’imprenditore Saliasi prevede un business plan da oltre 4 milioni di euro
Silvano Trieste 09/10/2017 Altura l'ex palazzo della Coop
Il pronostico della vigilia si è rivelato corretto: l’unica busta, pervenuta allo studio del liquidatore giudiziale delle Coop Operaie Maurizio Consoli, è finalizzata all’acquisto del centro commerciale di Altura affinché i cinque livelli dell’edificio vengano in gran parte trasformati in una casa di riposo.
A poche ore dall’apertura della busta, Mario Saliasi, un giovane imprenditore di 32 anni che opera nell’azienda familiare impegnata nel settore assistenziale, racconta l’ambizioso progetto che si accinge a intraprendere: un investimento di quasi 5 milioni di euro per fare del degradato stabile in periferia «la più moderna struttura recettiva del Friuli Venezia Giulia».
Ecco il piano di Saliasi, che si svolge attraverso l’azione di due società, l’una immobiliare e l’altra di gestione assistenziale, connotate dallo stesso nome Flora. «Conduciamo quattro strutture per anziani con 65 posti situate nel centro di Trieste - premette Saliasi - e vogliamo unificarne l’attività, accorpandola nell’ex centro commerciale di Altura, con un notevole ampliamento e miglioramento della disponibilità che raddoppierà fino a 125 letti». Il business plan iscrive un milione nell’acquisto dello stabile, 2,2 milioni nella riqualificazione, 400mila euro nelle attrezzature, 870mila euro nella licenza.
L’ampliamento avrà anche significativi riverberi occupazionali, poiché gli attuali 20 addetti impegnati nelle quattro sedi dovrebbero diventare “a regime” un’ottantina, con un elevato rapporto percentuale tra personale e posti-letto. La trasformazione dell’edificio sarà affidata all’architetto Giovanni Damiani. Saliasi non esclude che una parte dell’ormai ex centro commerciale venga destinato a residenza sanitaria assistita (rsa), ma su questo aspetto preferisce non sbilanciarsi perché l’esito del progetto è fortemente legato alla valutazione dell’Azienda sanitaria.
Saliasi affronta anche il problema dei rapporti con i residenti, in particolare con i 686 proprietari che avevano acquistato l’appartamento ritenendo che il centro commerciale facesse parte dell’operazione immobiliare. «Penso che il pianterreno possa ospitare un mini-market alimentare per venire incontro alle esigenze del rione», replica Saliasi. Continueranno a funzionare l’edicola e la farmacia, mentre al quarto piano il bar chiuderà i battenti. «Apriremo una caffetteria - chiarisce l’imprenditore - all’interno della casa».
Il responso delle buste, o meglio della busta, mette fine alla trepidante attesa dei residenti, che speravano in un differente esito. Speravano che fosse possibile salvaguardare l’originaria destinazione di centro commerciale, dove si rinnovassero gli antichi servizi (negozi, alimentari, ambulatori) dopo il costante declino degli ultimi anni, accelerato dal crac delle Cooperative Operaie. Ma i cinque livelli del grande edificio, attorno al quale girava un po’ di vita sociale rionale, non hanno attratto interesse imprenditoriale. Come dimostra il valore immobiliare sceso da 2,5 a 1 milione. I residenti, coordinati da Angelo Ferri, hanno raccolto oltre mille firme, giacenti presso la commissione trasparenza del Comune. Probabilmente cercheranno di relazionarsi con il neo-proprietario per verificare se vi siano margini per strappare qualcosa di più del mini-market. Perché anche il club Altura, nel frattempo, è stato sfrattato.
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