Casa albergo di Monfalcone, porte chiuse agli anziani di Trieste positivi al Covid-19

Immuni dal contagio i 113 assistiti. L’assessore Luise: «Dobbiamo tutelarli». Presto riprendono i colloqui con i famigliari
Bonaventura Monfalcone-18.04.2020 Tamponi-Casa di riposo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-18.04.2020 Tamponi-Casa di riposo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE «Non se ne parla». La casa albergo di via Crociera, ospizio comunale di Monfalcone con 113 assistiti tutti risultati finora immuni al virus, «è una struttura che, così come concepita, non può accogliere i degenti positivi al Covid-19 provenienti da Trieste». È il “verdetto” di Michele Luise, assessore comunale alle Politiche sociali fin dalle prime battute dell’emergenza sanitaria attento al monitoraggio della residenza protetta, possibile tallone d’Achille nell’evoluzione dei contagi. L’ha emesso davanti alla pervenuta istanza di accoglimento di una parte degli anziani che, nel capoluogo giuliano, necessitavano d’una sistemazione per portare a termine il percorso di cura e riabilitazione sanitaria

«Va sottolineato che il numero di malati, ora quarantotto secondo quanto ci è stato comunicato, si è notevolmente ridotto – chiarisce sempre Luise – sicché il progetto della nave per pazienti positivi effettivamente non aveva più ragion d’essere e ho trovato corrette le decisioni assunte dalle istituzioni». Detto ciò, neanche a Monfalcone metteranno piede, secondo gli indirizzi assunti dall’amministrazione, anche in un’ottica di tutela dei propri anziani.

La casa albergo, comunque, non è in “overbooking”, anzi ha dieci posti liberi da riempire, infatti da giugno verrà dato seguito alla graduatoria dove diverse persone risultano in lista di attesa per le prestazioni assistenziali, dopo settimane in cui anche a causa del lockdown non si è potuta aprire la struttura all’esterno, con visite parentali off-limits e ingressi consentiti solo al personale dell’ospizio, gestito dalla cooperativa sociale Kcs.

Personale già sottoposto a una prima fase di somministrazione del tampone, bissata giovedì scorso al fine di stanare eventuali, ulteriori casi di positività asintomatiche al coronavirus. Come era avvenuto a metà aprile, quando tre operatori, a seguito degli esiti, sono finiti in quarantena.

Due risultavano assunti per mansioni non a diretto contatto con l’utenza, nell’ultimo caso si trattava invece di un interinale che avrebbe dovuto iniziare a lavorare nella struttura, ma di fatto non vi si era ancora affacciato. I risultati di questa seconda tornata di tamponi saranno presumibilmente resi noti in settimana.

Sempre da giugno, poi, riprenderanno anche i colloqui degli ospiti con i propri familiari. Il Comune ha stabilito degli incontri en plein air, servendosi di postazioni da giardino (tavolini, sedie e ombrelloni) per agevolare i rapporti. «Abbiamo ritenuto di non ricorrere anche a delle schermature in plexiglass – spiega sempre l’assessore Luise – perché ciò avrebbe potuto contribuire a creare un’atmosfera quasi da prigione: riteniamo che osservare le distanze di sicurezza dovrebbe essere sufficiente a evitare trasmissioni del Covid-19. Al limite doteremo gli anziani di visiere in plastica da indossare come un cappello». D’altro canto ci sarà sempre personale che presterà attenzione anche a questi specifici aspetti. –

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