Cartelle di Equitalia, “incompetente” il Giudice di pace

Per il momento non si spinge oltre a una dichiarazione d’incompetenza, peraltro non specificata, ma i diretti interessati già l’interpretano come un lavarsi le mani perché la sentenza sarebbe troppo ardua, e così i teorici di una Trieste che più autonoma non si può tornano a gonfiare il petto.
Fa rumore - e a farlo sono proprio il ricorrente e i rappresentanti di altre associazioni che ne condividono la battaglia - il pronunciamento con cui il giudice di pace di Trieste, Stefania Bernieri di Lucca, ha chiuso l’udienza sull’opposizione al pagamento di cartelle timbrate Equitalia recanti precedenti «spese processuali» fatta attraverso l’avvocato isontino Livio Bernot da Roberto Giurastante, ambientalista di GreenAction Transnational qui nei panni di esponente di Trieste libera.
Il magistrato infatti, come riferiscono gli stessi Giurastante e Bernot, «si è dichiarato incompetente sulla materia, disponendo la riassunzione, con altro atto di citazione a carico nostro, ai giudici competenti, individuati nel Tribunale civile di Trieste e nella Commissione tributaria provinciale».
Perché tanto furore sottinteso? Perché il ricorso punta tutto sull’«eccezione giurisdizionale» italiana su Trieste, per effetto del Trattato di Pace. Vecchia storia. Mai però sepolta. Detta brutalmente: Roma non s’intrometta negli affari del Tlt, quindi eviti solleciti e riscossioni tramite Equitalia. Che sono nulle.
«Avevamo - sottolinea Roberto Giurastante - avanzato una richiesta di rinvio pregiudiziale della causa in questione alla Corte di giustizia europea per violazione del Trattato di Pace, e di rimando delle norme comunitarie. E riteniamo di esserci rivolti correttamente, per chiedere ciò, al giudice di pace, dato che l’entità economica delle cartelle era inferiore ai 2.600 euro».
L’impressione non inconfessabile di Giurastante è che, «dichiarandosi incompetente, il giudice non deve entrare nel merito». «La decisione si profilava troppo impegnativa», chiude l’avvocato Bernot. Il quale, però, predica ora bocce ferme: «Dobbiamo aspettare il deposito delle motivazioni per dire qualcosa di più e conoscere le vere motivazioni della decisione». (pi.ra)
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