“Carta d’identità” per i gatti di casa. In Fvg scatta l’obbligo di microchip

TRIESTE Il gatto di casa con il microchip. Regolarmente registrato all’anagrafe, come già accade per i cani. La Regione Fvg inserisce all’interno della legge collegata alla manovra di bilancio di fine anno anche alcune modifiche alla 20 del 2012 (Norme per il benessere e la tutela degli animali d’affezione), tra le quali l’articolo 28 bis.
Il testo, affidando ai Comuni l’organizzazione sul territorio della banca dati regionale dell’anagrafe felina, impone l’obbligo di identificare e registrare pure i gatti di proprietà. Chiunque sia detentore di un gatto, si legge infatti nell’articolato, è tenuto a registrarlo alla banca dati e sarà soggetto alle medesime disposizioni relative all’obbligo di registrazione all’anagrafe canina previste dalla 20, sanzioni comprese (variabili tra i 100 e i 600 euro). Il gatto sarà dunque identificato mediante marcatura elettronica con microchip applicato per via sottocutanea riportante un codice di riconoscimento che lo contraddistinguerà in modo univoco. Un’operazione, eseguita dalle aziende sanitarie che, come per i cani, potranno stipulare convenzioni con veterinari liberi professionisti.
Viene in ogni caso confermata la possibilità di fare eseguire a proprie spese l’identificazione e la registrazione da parte di un veterinario di fiducia, purché autorizzato dal Ssr. Gli stessi veterinari, nel corso delle visite, saranno poi chiamati ad accertare che l’animale sia provvisto del codice di identificazione. In caso contrario, ne daranno comunicazione al Comune di residenza del detentore e, se autorizzati, provvederanno immediatamente all’identificazione e registrazione alla banca dati. I costi per il cittadino? Tra i 20 e i 30 euro. Non mancano le regole sui tempi di registrazione, gli stessi dei cani. Per un gatto che circola in casa si dovrà provvedere entro il suo sessantesimo giorno di vita e entro dieci giorni dalla data di acquisto o dell’inizio della detenzione. In caso di smarrimento, sottrazione, cessione o morte dell’animale, o anche di variazione della residenza, sarà inoltre obbligatorio denunciare quanto avvenuto agli uffici comunali.
A Trieste, già dal 2015, il Comune ha introdotto la carta d’identità dei gatti, ma limitatamente a quelli randagi. Adeguandosi alla 20, l’amministrazione si impegnò a dotare tutti mici liberi di microchip, inserendo nel dispositivo un codice identificativo e dati quali la data di sterilizzazione del gatto, la presunta età, la colonia di appartenenza, la gattara di riferimento. Un’iniziativa che mirava appunto a identificare i tanti gatti che gravitano attorno alle oltre 600 colonie feline e a registrarli all’anagrafe felina istituita dall’Ufficio zoofilo. Alla stessa anagrafe risulta da allora possibile iscrivere anche i gatti dei privati, senza che ci sia al momento alcun obbligo.
Ad anticipare il provvedimento regionale, probabilmente a ispirarlo, è stata invece Pordenone, città che, su idea dell’assessore all’Ambiente Stefania Boltin, ha messo in cantiere proprio per questo autunno in via sperimentale il servizio che prevede la microchippatura dei felini domestici, con spesa a carico del Comune che ha stanziato 10 mila euro per identificare 1.250 gatti. Stando al rapporto Assalco-Zoomark che ha stimato 7,5 milioni di esemplari in Italia, si può ipotizzare che i gatti di casa in Fvg siano circa 150 mila. «Giusto il microchip per gli animali di proprietà – commenta Giorgio Cociani, fondatore dell’associazione “Il Gattile” –. Può favorire in particolare i ritrovamenti».
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