Carso invaso da vestiti lasciati dai migranti, la Regione invoca il Piemonte Cavalleria
TRIESTE Piazzare i militari dell’Esercito italiano lungo i sentieri del Carso triestino e goriziano per contrastare la “rotta balcanica”. L’aspetto ecologico legato all’arrivo dei profughi lungo le aree boschive di confine con la Slovenia ha suscitato una nuova dura reazione da parte della Regione. Di fronte alla situazione disastrosa di vestiario ed effetti personali abbandonati soprattutto lungo la fascia confinaria italo-slovena dei Comuni di San Dorligo della Valle e Trieste, l’assessore regionale all’Ambiente Fabio Scoccimarro ha proposto ufficialmente l’impiego dei militari, cavalcando così la richiesta già avanzata dall’assessore regionale all’Immigrazione Pierpaolo Roberti. «Mi farò promotore, se servirà pure a livello nazionale, del maggior coinvolgimento del Reggimento Piemonte Cavalleria per la sorveglianza dei confini, non solo presso gli ex valichi, ma soprattutto lungo i sentieri del Carso triestino e goriziano della cosiddetta “Rotta balcanica”», ha spiegato ieri Scoccimarro.
La presa di posizione è arrivata dopo la denuncia da parte dell’associazione ambientalista Sos Carso del ritrovamento nei boschi dell’altipiano carsico triestino orientale di migliaia di indumenti e vestiario vario abbandonati lungo i sentieri che collegano la Slovenia con il nostro territorio. A chiedere aiuto per una situazione definita «allarmante» è stata soprattutto l’amministrazione comunale di San Dorligo della Valle. Il sindaco Sandy Klun è tornato ancora sulla delicata questione: «Da tre mesi ci stanno giungendo sempre più numerose segnalazioni di cittadini e gitanti che lamentano la presenza di rifiuti abbandonati dagli immigrati in varie aree del territorio comunale. Sotto il monte Cocusso, in prossimità di Grozzana, Pese, Draga, lungo il sentiero ciclopedonale, nella riserva naturale della Val Rosandra, presso Crogole e Dolina, in pratica nei luoghi attraverso cui gli immigrati nelle ore notturne raggiungono il nostro Paese. E nelle ore mattutine è possibile notarli mentre camminano per la strada verso la città o aspettano l’autobus». Pur provvedendo «costantemente» alla rimozione dei rifiuti con due dipendenti comunali «impegnati quotidianamente per 5-6 ore a pulire e smaltire i rifiuti spesso abbandonati in luoghi difficilmente raggiungibili, come ad esempio la vedetta di Crogole, da cui il vestiario è stato gettato direttamente sui rami degli alberi sottostanti», il Comune di San Dorligo della Valle ha chiesto formalmente aiuto alla Regione: sia per la pulizia degli oggetti abbandonati sul Carso, sia per una sorveglianza diretta sul territorio.
«Sono già previste delle bozze di progetti da elaborare con le associazioni sportive e di volontariato al fine di collaborare per dei servizi di pulizia del Carso, dalla superficie alle grotte: proprio per queste ultime ho in programma di svolgere un sopralluogo con calata in profondità per valutare al meglio iniziative di promozione e ripristino del decoro», ha spiegato Scoccimarro. Per l’esponente della giunta Fedriga «la situazione di San Dorligo della Valle, come di altre zone carsiche, è intollerabile e va trovata una soluzione più efficace e non una semplice “pezza”». —
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