Carraro: «Chiudere la Siap? Inevitabile»

I vertici del gruppo: «Il Friuli rimane una Regione-chiave. Previsto il potenziamento dello stabilimento di Maniago»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 06.05.2015 Occupazione Carraro Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 06.05.2015 Occupazione Carraro Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Tertium non datur. Ovvero: non c’è spazio per lo stabilimento goriziano accanto ai poli di Campodarsego e Maniago che non solo sopravviveranno ma saranno ulteriormente sviluppati e potenziati.

Stringi stringi, è questo il senso di quanto dichiarato da una delegazione del gruppo Carraro (guidata dal presidente Enrico Carraro) al vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello e all’assessore al Lavoro Loredana Panariti. Ieri, infatti, si è svolto l’attesissimo incontro sulla crisi della Siap che ha visto la presenza anche di Alberto Negri, ad del Gruppo Carraro, e di Patrizia Canovese, responsabile relazioni industriali Italia per il gruppo. I vertici hanno ribadito che non è in forse la permanenza del gruppo Carraro in Friuli. E per ribadirlo è stata emanato anche una nota stampa. «Oggi la Siap di Maniago - scrive Carraro - è centro di eccellenza a livello mondiale per la produzione di ingranaggi ad alta tecnologia. Oltre a fornire il gruppo Carraro in Italia e in tutti gli stabilimenti del mondo, vanta innumerevoli clienti terzi, che sfiorano il 50% del fatturato, con nomi di primaria importanza quali Caterpillar, il gruppo Fiat, Volvo e molti altri».

«Su un versante opposto è la situazione dello stabilimento di Gorizia. Oggi la continua variabilità dei mercati non ci permette di sostenere in equilibrio economico un’unità produttiva al di sotto di una ragionevole soglia di volumi. Nello specifico, le dinamiche industriali non ci consentono di fare economie di scala in tre stabilimenti in una medesima macro-area geografica. Il nuovo Piano strategico del Gruppo - continua la nota - prevede di sviluppare e investire in una importante piattaforma europea a Campodarsego per il montaggio di assali e la lavorazione della ghisa, confermando il polo di Maniago come centro per lo sviluppo mondiale delle tecnologie legate agli ingranaggi e che sarà oggetto nel breve-medio periodo di ulteriore espansione. Dopo anni di crisi l’ultima trimestrale approvata dal Cda di gruppo certifica la bontà delle azioni industriali intraprese. È impensabile oggi uscire dal rigore che le logiche economiche impongono». Carraro afferma di voler “minimizzare” l’impatto sociale della chiusura dello stabilimento di via Brigata Casale. In che maniera? Dando «l’opportunità, non secondaria, per alcuni lavoratori, di essere assunti nello stabilimento di Maniago o a Campodarsego in provincia di Padova. Ciò tenendo conto che per poter accedere agli ammortizzatori sociali dedicati a tale tipologia di scenario sarà necessario concludere la trattativa entro il mese di maggio». I commenti della Regione? Il vicepresidente Bolzonello ha preso atto del ribadito interesse del gruppo per la valorizzazione delle produzioni di eccellenza nella nostra regione. E ha anticipato di voler indire per la prossima settimana un tavolo di confronto, al quale prenderanno parte assieme all’assessore Panariti anche i rappresentanti delle parti sociali, per esaminare la situazione dello stabilimento Siap di Gorizia.

Ieri ci sono state le visite in diversi momenti della giornata di Ettore Romoli, di Alessandro Fabbro (in rappresentanza dell’Anci) e di una delegazione del M5S composta da Cristian Sergo, Ilaria Dal Zovo e Manuela Botteghi: tutti a manifestare solidarietà agli operai che hanno ricevuto anche la visita (da tutti definita «sgradita») della responsabile del Personale del gruppo Carraro che ha confermato loro la chiusura della Siap.

Infine, interviene Gianpiero Turus della Fim Cisl. «Di fronte a qualsiasi soluzione possa emergere da qui in avanti, il sito di Gorizia - sottolinea - va preservato perchè rappresenta l’ultimo pezzo importante di industria sul territorio. Al pari va preservata nella sua interezza l’occupazione, tutti i 70 lavoratori che, con le loro famiglie, attendono risposte chiare e certe!».

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