Carpe, pitoni, squaletti e astici: ecco quali sono gli animali rimasti nell’Aquario di Trieste

La struttura è chiusa da quattro anni, ma dentro ci sono ancora 180 esemplari in vasche e teche. Due dipendenti comunali si occupano giornalmente di loro
Laura Tonero
Gli squaletti che vivono nell'Aquario di Trieste. Foto Massimo Silvano
Gli squaletti che vivono nell'Aquario di Trieste. Foto Massimo Silvano

TRIESTE Clementina muove appena appena la coda, «segno che è un po’ nervosa» ci raccontano, forse infastidita dall’obiettivo della macchina fotografica. Ha 24 anni, è lunga 4 metri. È il pitone delle rocce indiano, albino in questo caso, che vive dentro a una delle nuove teche realizzate nel Civico Aquario marino sulla Rive.

Andrea Dell’Asta e Andrea Gergic. Fotoservizio e video di Massimo Silvano
Andrea Dell’Asta e Andrea Gergic. Fotoservizio e video di Massimo Silvano

La struttura alla radice del Molo Pescheria è chiusa al pubblico dal marzo del 2020, prima per le normative Covid e poi per l’avvio del cantiere di ristrutturazione. All’interno però continuano a essere curati e nutriti circa 180 animali tra rettili, pesci, crostacei: branzini, una sogliola pelosa, squaletti, ghiozzi, bavose, rane, orbettini e altre specie del nostro golfo o del Carso. A occuparsi giornalmente di loro sono Andrea Dell’Asta e Andrea Gergic, i dipendenti comunali rimasti a operare all’interno dell’Aquario.

Squali e pitoni fra gli animali rimasti nell'Aquario di Trieste

Ma torniamo alle bestiole, partendo dal rettilario al primo piano. Clementina è stata donata all’Aquario da una triestina che, dovendosi trasferire, non sapeva più come gestire quel lungo pitone. Allo stesso modo, con una donazione nel 2009 è arrivato il “pitone tappeto” di 18 anni. Anche questo esemplare, in piena muta, probabilmente è femmina.

Alcuni pesci che vivono nell'Aquario di Trieste. Foto Massimo Silvano
Alcuni pesci che vivono nell'Aquario di Trieste. Foto Massimo Silvano

Nel grande recinto dove è stato ricostruito l’ambiente degli stagni carsici, saltellano una decina di rospi. Appena sentono qualche rumore poco familiare si nascondono sotto le foglie, tra la vegetazione. Nelle teche più piccole ci sono vipere, orbettini, un biacco minore, altri serpenti e lucertole. Alcuni vivono all’Aquario da oltre 20 anni.

Al piano terra ci sono le grandi vasche. I pinguini non ci sono più: l’ultima ad aver vissuto lì è stata Pulcinella, morta nel 2010. Era la figlia di Zigo e Zago, la coppia di pinguini portata a Trieste dal Sudafrica nel 1986, un anno dopo la morte del più famoso pinguino Marco. Da quella coppia nacquero Domino, deceduto nel 2000, e Pulcinella.

Il pitone delle rocce indiano Clementina. Foto Massimo Silvano
Il pitone delle rocce indiano Clementina. Foto Massimo Silvano

Continuando con gli animali ancora all’interno dell’Aquario, nelle grandi vasche al piano terra – alcune di nuova realizzazione, altre riqualificate – sguazzano anche quattro squaletti, dei palombi per esattezza, recuperati due anni fa dai pescatori nel nostro golfo e portati all’Aquario, come è successo per quasi tutti i pesci presenti nella struttura. Alla riapertura del museo, gli squaletti andranno nella nuova vasca da 800 litri ancora vuota per problemi idraulici. Mangiano con avidità, ma le cernie, ad esempio, non sono da meno. «A tutti gli animali – spiegano Gergic e Dell’Asta – diamo cibo fresco, che viene prima congelato per abbattere la carica batterica, e poi due o tre volte alla settimana, a seconda della specie, viene somministrato». I pesci vengono nutriti con calamari, mazzancolle, “sardoni” e in alcuni casi con cozze. I serpenti mangiano topi (acquistati prevalentemente congelati), mentre a rospi e lucertole vengono somministrati insetti.

Tra saraghi, cernie, orate, branzini o cefali nelle vasche più suggestive ci sono anche due astici. «Due bellissimi esemplari – constatano Gergic e Dell’Asta – arrivati dai banchi di una pescheria». Salvati dalla pentola insomma. Ad Aquario chiuso hanno fatto il loro ingresso anche tre granchi blu, esposti nel corso di Trieste Next e poi trasferiti lì.

Per la riapertura dell’Aquario non c’è ancora una data. Restano da risolvere i problemi legati alle pompe idrauliche e al filtraggio.

Ma se per il pubblico l’incertezza è un problema, «gli animali, che hanno già subito lo stress del cantiere, in realtà vivono più sereni senza pubblico – riferiscono Gergic e Dell’Asta – e lo conferma il fatto che in questo periodo si siano riprodotti di più». 

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