“Caro Babbo Natale...” Quando le letterine per un giocattolo sono un inno alla vita

le storie
Se le letterine a Babbo Natale rappresentano uno spaccato della nostra società, allora forse il peggio è passato. Rispetto agli ultimi anni, i bambini e le bambine di Gorizia che hanno scelto di imbucare le loro missive nella cassetta di legno del negozio di giocattoli Yo-Yo sembrano essere più sereni e allegri. La speranza è, quindi, che le famiglie isontine siano riuscite a lasciarsi alle spalle la crisi e abbiano ritrovato quell’equilibrio che negli ultimi Natali sembrava essersi smarrito; la speranza è, cioé, che non siano solo riuscite a tenere i figli lontano dalle proprie preoccupazioni.
Leggere le letterine a Babbo Natale tutte insieme, aprendole una dietro l’altra, significa disegnare un grande quadro dalla prospettiva dei bambini e tuffarcisi dentro. Alle volte sono degli sterili elenchi, è vero, ma più spesso sono toccanti o divertenti. È un viaggio nell’infanzia, in un’infanzia che a tratti mette sul lettino dello psicanalista il mondo degli adulti.
Anche se la situazione generale del Goriziano sembra essere migliorata, le cose dei grandi, comunque, entrano nel mondo dei più piccoli. Lo dimostrano alcune letterine, come quelle di Andrea e di Davide. Quella di Andrea è coloratissima. Ci sono tre fogli. In due ci sono dei disegni (uno astratto e uno di un castello) che l’autore deve aver realizzato insieme alla sorellina; nel terzo foglio c’è quello che deve essere un suo autoritratto e il testo della letterina vera e propria: “Caro Babbo Natale, quest’anno mi sono comportato bene, anche, sono migliorato», premette Andrea prima di avanzare due richieste di regalo e aggiungere quindi: «Quest’anno chiedo solo 2 doni perché non voglio farti spendere tanti soldi, dona i tuoi soldi ai bambini bisognosi, mi riferisco ai bambini migranti e poveri”. Un pugno nello stomaco, ma il concetto viene poi rafforzato sul retro con i pennarelli e tanti punti esclamativi: “Per favore!!!! Dona anche i tuoi soldi anche ai bambini bisognosi e poveri!!! X favore!!!”.
Non ha colori ed è scritta su un cartoncino di auguri, invece, la letterina di Davide. Non c’è punteggiatura e c’è qualche errore, ma è tutto perdonabile visto che Davide ha soltanto 6 anni e scrive da solo: “Vado in prima elementare per Natale vorrei la pace che i bambini non litigano più e che abbiano sempre da mangiare da bere e tanti giocatoli”. Lui, di giocattoli, ne ha tanti, quindi per sé non chiede nulla di specifico, si limita a concludere: “Se mi porti qualcosa sarei contento”. Altro pugno nello stomaco.
Sono tanti i bambini che scrivono da soli, come Matteo, seconda elementare. E chi non è ancora in grado di scrivere e si fa aiutare da mamma e papà, comunque aggiunge un disegno e lo firma.
Tra le più toccanti c’è la missiva di Melissa. È tutta colorata, ma tra le righe rivela le difficoltà della mamma e l’attaccamento a un papà che non c’è più. E, alla fine, la piccola chiude con una postilla. Tra parentesi scrive: “Scusa per la letterina brutta”. Melissa: la letterina era tutto tranne che “brutta”.
La scrittura è catartica. È un modo per liberarsi dai nostri fantasmi e dalle nostre angosce personali e le letterine imbucate con destinazione Polo Nord permettono ai bambini di fare una sorta di autoanalisi. Non a caso alla classica intestazione “Caro Babbo Natale”, di solito, segue un bilancio del proprio comportamento nell’ultimo anno. I bambini, in questo sono onesti, ma spesso riescono a girarci intorno con eleganza: “Quest’anno mi sembra di essere stata brava”, nota Beatrice. Tra le sue richieste c’è anche una televisione (a metà con il fratello maggiore, con cui divide la cameretta) e alla fine, con estremo realismo, conclude: “Non so se riuscirai a portare tutto quello che abbiamo chiesto, in ogni caso saremo felici”.
La felicità, in fondo, è la cosa più importante. E c’è anche chi preferisce donare che ricevere. È il caso di Alice che nella sua busta inserisce un ventaglio di carta per Babbo Natale. I bambini sono generosi. Un’altra Beatrice chiede per sé (ma è nella lista dei desiderio di molti) un hoverboard, ma poi pensa anche all’amica e al cugino. Mauro, chiede invece, delle calze per lo zio “che le sue sono bucate”.
Quest’anno sono state 74 le buste lasciate nella cassetta postale di corso Italia. Ma molte erano appunto “doppie”, se non “triple”. Martina e Leonardo, per esempio, nella loro busta hanno messo due fogli separati; Sofia e Riccardo, invece, si sono divisi lo spazio in colonne. La fantasia è il limite. Certo, come sempre, c’è chi si limita a stilare una sterile lista di giocattoli e c’è anche chi li mette in ordine d’importanza creando una classifica, ma è la minoranza. Matilde, nella sua letterina, prima invita Babbo Natale allo spettacolo di danza ritmica, poi gli chiede: «Al Polo Nord ci sono delle farfalle? e le lucertole? e ci sono i folletti?”. Giulia e Greta riempiono di cuoricini glitterati la loro busta. Appena si tira fuori il foglio si sparpagliano ovunque. Sara alla fine, prima del suo disegno, si rivolge direttamente a Babbo Natale e sottolinea con stima: “Tu sei un grande”. Concetto rimarcato da tre cuoricini, al posto dei punti esclamativi.
In una città di frontiera capita di trovare messaggi scritti in sloveno, ma anche in cirillico. C’è poi chi, come Leonardo, manda la fotocopia della propria letterina. Non si sa mai: in caso di contestazione, meglio tenere l’originale. E c’è chi è possibilista come Camilla: “Ho pensato ai regali che vorrei, chissà se qualcuno di questi me li porterai”.
A dispetto di ciò che i bambini goriziani hanno trovato sotto l’albero, come ogni anno, anche quest’anno Babbo Natale risponderà a tutti e non soltanto a quelli che, per sicurezza, nella busta hanno messo anche i soldi per il francobollo. —
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