Al Carnevale di Muggia il tempo del caffè con la Trottola giramondo
La compagnia nata nel 1967 dal testo di una canzone di Rita Pavone al lavoro nel capannone con i suoi volontari e l’arte della meccanica: «La tazzina tagliata a metà? Scoprirete tutto alla sfilata»

Il tour all’interno del “capanon” dei carri carnascialeschi muggesani è un vero e proprio labirinto di colori, materiali e impalcature ardite. Dopo la Brivido tocca alla Trottola essere svelata e raccontata in questo secondo viaggio nel Carnevale di Muggia.
La compagnia, che prende il nome dal testo di una famosa canzone di Rita Pavone, nasce nel 1967 da un gruppo di amici che partecipano mascherati senza un soggetto unitario ma raccolti al motto “beat”, decisamente in voga in quegli anni, mentre risale all’anno dopo la partecipazione ufficiale alla sfilata. Tra i fondatori Lucio e Giorgio Zorzon, Eugenio Pancher, Paolo Ciliberti e Willy Panetto. Nel corso degli anni saranno tre le affermazioni della compagnia: la prima nel 2009 con il tema “Profumo... di Trottola”, la seconda nel 2012 con “I love New York” e l’ultima, nel 2018, con “Velenosi”.
E quest’anno? Il tema della compagnia è “Coffe time”: portare alle labbra una tazza di caffè fumante è un gesto comune in buona parte del mondo, ma pochi sanno che, nato nella regione meridionale dell’Etiopia, il chicco di caffè ha compiuto un lungo viaggio e impiegato parecchi secoli per fare il giro del mondo e conquistarlo. Ed è su questa narrazione che punterà la Trottola.
Incontriamo, nelle viscere del “Capanon”, Corrado nello spazio riservato alla Trottola all’interno del capannone. Spiega come stanno procedendo i lavori sui carri e soprattutto su quello principale, del quale illustra tutto l’apparato in via di definizione avanzata, mostrando un bottiglione dalla forma bizzarra che «rappresenta la Vecchia Romagna triangolare, con due delle facciate su cui è raffigurata la morte».
Corrado, successivamente, sposterà l’attenzione su una falce in cartapesta che taglierà in due una tazzina. Cosa rappresenterà? È un segreto... Un altro carro è una gallo in pigiama con una tazzina di caffè. Un lavoro in costruzione. Ma quanti sono i volontari che mettono a disposizione il loro tempo e l’ingegno per produrre queste macchine sceniche così ben congegnate?
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«Siamo tanti, in alcuni giorni tantissimi. I tempi li stiamo rispettando», spiega Corrado che illustra nello specifico il funzionamento meccanico dei carri, soprattutto quello principale, fatto di leve e movimenti. La capacità di creare strutture meccaniche affonda le sue origini nella Muggia dei cantieri e dei cantierini, retaggio di un passato che, nonostante tutto, resta vivo e che si tramanda alle nuove generazioni. Anche il presidente della compagnia, Marco Serio, racconta come si sta arrivando alla grande sfilata del 2 marzo.
«La compagnia Trottola sta vivendo con grande fermento i preparativi della sfilata. I “trottolini” hanno preso coscienza del fatto che tante attività, anche le più semplici, inibite durante la pandemia, in realtà sono molto importanti. Quest’anno nel capannone dei carri in tanti hanno dato il loro contributo. C’è stata un’iniezione di gioventù che non mi sarei mai aspettato».
Molti giovani si sono messi a disposizione, con la voglia di aiutare, sporcarsi le mani e imparare arti che altrimenti andrebbero perdute. «Posso dire che sul piano sociale la nostra compagnia ha già raggiunto un grande obiettivo, poi se ci sarà anche il risultato tanto meglio – racconta il presidente – Mediamente siamo una dozzina, ma il turnover è alto. Il carro principale lo giudicherete voi spettatori lungo il percorso, perché solo fuori dal capannone si può apprezzarne realmente la resa. Abbiamo cercato di realizzare un soggetto particolare, anzi vi sfidiamo a riconoscerlo...». —
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