Carnelutti: "Non si vende più un’auto. Chiudo"

Due concessionarie su tre a rischio chiusura, ventisei posti a rischio. Intanto, i vertici della società che vende automobili hanno convocato una riunione per giovedì alla Confindustria di Trieste
TRIESTE.
Il futuro di 26 dipendenti della Carnelutti Spa è in bilico. Si tratta dei lavoratori (venditori, amministrativi, meccanici e altri operatori) impiegati nelle due sedi dell’azienda in provincia di Trieste, quella di via Flavia e l’altra concessionaria a Muggia in strada delle Saline. Con una lettera inviata ai sindacati, infatti, i vertici della società che da anni opera nel settore della commercializzazione delle automobili hanno comunicato formalmente la convocazione di una riunione per domani alle 10 alla sede dell’Associazione degli industriali di Trieste. Un vertice in cui si discuterà della ratifica della decisione aziendale di «cessare l’attività delle sedi Muggia e Trieste e della scelta di procedere con i licenziamenti collettivi», come riferiscono i sindacalisti di Cgil-Fiom e Fisascat-Cisl, riprendendo testualmente il contenuto della missiva.


LA SITUAZIONE
«Venti righe». Tanto è lunga la lettera con cui i rappresentanti delle single sindacali coinvolte hanno appreso il tutto. Lo riferisce Stefano Borini (Cgil-Fiom), che ribadisce poi di aver «ricevuto comunicazione formale ai sensi della legge 223 del 1991 per cessazione attività e quindi il licenziamento collettivo nelle sedi di Trieste e di Muggia». «Si tratta di 26 dipendenti - prosegue Borini -. La procedura ha una durata massima di 120 giorni, a partire proprio dalla data della comunicazione.


In venti righe ci hanno spiegato di aver dovuto prendere questa direzione a causa di una riduzione del 50% del fatturato». Un calo rispetto al dato «ipotizzato dall’azienda - specifica dal canto suo Andrea Blau della Fisascat Cisl - una volta effettuata una serie di investimenti nel 2007 e nel 2008. Ci hanno scritto che non vedono altre possibilità». La crisi economica generale non ha risparmiato il settore della vendita di automobili, anzi l’ha investito pesantemente. Il crollo del numero di auto vendute ha toccato quest’anno in media il 40% rispetto al 2009 per quanto riguarda i modelli più popolari (a influire è stato certamente il flusso mancante legato agli incentivi per la rottamazione, una volta chiuso quel rubinetto).


L’INCONTRO
Al vertice saranno presenti, oltre ai responsabili della Carnelutti Spa e ai funzionari di Confindustria, i referenti locali delle sigle sindacali Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltusc-Uil. Il problema, infatti, non riguarda solamente il settore dei lavoratori metalmeccanici (una decina di persone sulle 26 interessate dalla questione), ma anche quello del commercio.


«Dovremo vedere quali possibilità potrebbero esserci sul piano degli ammortizzatori sociali - dice ancora Borini - ma per ora le notizie che abbiamo sono frammentarie e la situazione appare incerta». Anche perché, se da un lato la comunicazione fa riferimento a licenziamenti collettivi - secondo quanto riferito dai sindacati -, dall’altro Antonino Carnelutti, noto in città anche per essere uno dei vicepresidenti della Triestina Calcio, parla di ristrutturazione finalizzata a tenere in piedi la sola struttura di via Flavia, dove occuparsi presumibilmente di un numero ristretto di marchi (Mercedes, Volvo, Smart e Skoda).


I NUMERI
«La situazione riguarda 26 famiglie - dice dal canto suo Blau -. Dobbiamo riuscire a ricollocare questi lavoratori, il problema principale è eventualmente quello di reintrodurli il più presto possibile nel mondo del lavoro. Se non saranno trovate delle possibilità alternative, andremo a discutere anche con le istituzioni». Secondo il delegato della Fisascat-Cisl, peraltro, c’è un dettaglio che non torna: «Si parla di 26 persone, eppure nell’elenco che abbiamo - afferma - non figurano dei lavoratori della Carnelutti Spa che io conosco».


IL CLIMA
Chiusura o ristrutturazione, questi sviluppi comunque non contribuiscono a rasserenare un ambiente che qualche dipendente ha spiegato ai sindacati essere già piuttosto teso: «Ci sono stati riferiti - racconta Stefano Borini - ritardi di quattro mesi nei pagamenti degli stipendi e una condizione complessiva dei rapporti deteriorata».


LE PROSPETTIVE
I sindacati, naturalmente, promettono di dare battaglia per la salvaguardia dei posti di lavoro. A partire dal confronto di domattina. «Sentiremo le motivazioni che ci fornirà l’azienda - spiega Vincenzo Timeo (Uilm-Uil) - e chiederemo come mai si sia atteso così tanto per intervenire. Sappiamo che ci sono degli strumenti che in determinate situazioni si possono usare a sostegno dei lavoratori e mi sembra singolare il fatto che sia il sindacato a doversi attivare per aiutare un’azienda». Timeo non esclude una volontà di «disimpegno da parte della proprietà. Resta da capire se, nell’eventualità, a livello di territorio oppure rispetto alle marche di cui si occupa per la vendita».


RICOLLOCAMENTO
A proposito, il delegato della Uilm-Uil vede una possibile soluzione in una ristrutturazione in provincia che porti «a una sola sede in cui il lavoro sia legato a determinate marche, quelle che in qualche modo altrimenti mancherebbero in questa zona». Peraltro in regione, oltre alle due sedi triestine, la Carnelutti Spa conta su altre tre concessionarie a Tavagnacco, in provincia di Udine. «Non c’è solo Trieste - conclude Timeo -, si possono quindi cercare dei margini per il ricollocamento all’interno della Carnelutti Spa. Presumo in ogni caso che la riunione di giovedì (domani, ndr) sarà interlocutoria, nel senso che chiederemo i dati di bilancio dell’azienda e il perché della decisione presa dalla stessa».


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