Cariello interrogato dal pm

«È una brava persona, non è certo una che dà confidenze». Una vicina di casa parla in questi termini di Loredana G., la donna che ieri mattina è stata accoltellata in via Alpi Giulie, alla fermata del bus. Il suo appartamento si trova al pianterreno di uno stabile della via. Racconta la vicina: «L’ho sempre vista da sola. So che ha dei figli grandi e che lavora all’ospedale Maggiore per conto di una cooperativa». Poi aggiunge: «So che la madre ha bisogno di cure. Per questo motivo la signora si è trasferita da lei».
Altro non sa. Ma «non avrei mai immaginato che qualcuno l’accoltellasse per gelosia o per amore», commenta chiedendo incuriosita chi abbia fatto di tutto per ucciderla. E quando viene a sapere che l’accoltellatore è nato nel 1933, scuote il capo come per dire che non riesce a rendersene conto. «È una follia», osserva prima di chiudere la porta del suo appartamento.
Ma ieri Francesco Cariello ha dato una propria spiegazione dell’accaduto durante l’interrogatorio da parte del pm Lucia Baldovin, cui hanno assistito anche il difensore, l’avvocato Stefano Briscik e il capitano dei carabinieri Fabio Pasquariello. Al magistrato l’accoltellatore ha raccontato di aver conosciuto la donna lo scorso luglio quando lei si era trasferita dalla madre. Pensionato e vedovo, l’uomo ha spiegato di essersi sentito molto solo negli ultimi tempi, e di avere desiderato di trovare una nuova compagna di vita. Cariello ha poi sostenuto che con la donna poi finita accoltellata si erano visti un paio di volte: l’ultimo incontro sarebbe avvenuto nei primi giorni di settembre. E proprio in questa circostanza lui si sarebbe fatto avanti manifestando le proprie intenzioni. Ma il risultato non è stato quello sperato. Lei gli ha risposto negativamente. Non gli ha dato speranza. Così ieri mattina Francesco Cariello ha giocato la sua ultima carta. Quella della vendetta. (c.b.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo