Carcere, lavori in stand-by e organici ridotti all’osso
«La riqualificazione della casa circondariale di Gorizia, che ho visitato in questi giorni, è attualmente in stand-by. L’ho fatto presente allo staff del ministro Orlando e al sottosegretario Cosimo Ferri che ha immediatamente attivato i suoi collaboratori».
La senatrice Laura Fasiolo non nasconde la sua preoccupazione per un cantiere che si è... fermato. «Se la ristrutturazione degli spazi che ospiteranno gli uffici amministrativi è stata completata con i lavori del primo lotto, manca il cablaggio, senza il quale gli uffici stessi non possono essere trasferiti. Di conseguenza, le condizioni lavorative del personale continuano ad essere disagevoli e precarie. Anche il “parco macchine” necessario alla videosorveglianza è altamente obsoleto e, in parte, non funzionante. Oggi il personale di sorveglianza, di grande umanità e disponibilità, è sotto organico, si muove in spazi angusti e con servizi carenti».
Oggi, il carcere ospita meno di 40 detenuti: il numero è nettamente inferiore alla capienza, causa i lavori di ristrutturazione. «Essendo ferma l’ultimazione dell’edificio n attesa della gara che il Ministero dovrà espletare per il secondo lotto, solo alcuni dei detenuti hanno avuto il “privilegio” di essere trasferiti nella parte già ristrutturata. Le stanze della nuova ala dell’edificio offrono una quotidianità spartana ma dignitosa, rispetto a quella vissuta nelle celle fatiscenti della sezione ristrutturanda del vecchio carcere, dove staziona la gran maggioranza dei detenuti».
Nel corso della sua visita Fasiolo ha osservato, ha ascoltato molte richieste. «Sono irrinunciabili il cablaggio e il trasferimento degli uffici; l’incremento dell’organico (tenuto anche conto che la custodia carceraria implica 24 ore su 24, parecchi turni, una sorveglianza su ciascun piano, nelle aule e nei laboratori e che un certo numero di addetti è in malattia: gli attuali 39 addetti insufficienti); il bando di gara per il secondo lotto, per far fronte all’urgenza di trasferimento dei carcerati dalle strutture ottocentesche, che si fondano su un concetto di carcere/espiazione, a quelle ristrutturate, che rispondono ad una detenzione dignitosa finalizzata al reinserimento sociale e lavorativo; attività di formazione lavoro: se il carcere deve essere rieducativo e risocializzante, occorre potenziare le aree educative del carcere; se nelle aule ristrutturate destinate alla didattica l’insegnamento funziona con aule laboratorio, vanno potenziati i progetti formazione/lavoro».
Altre priorità? La valorizzazione dei talenti (emergono alcuni talenti, spezzati da esperienze di vita sbagliate, che andrebbero valorizzati); la messa a norma della palestra, oggi inutilizzata: una priorità che i detenuti reclamano a gran voce per la necessità di movimento, ma anche questa è una condizione legata all’avvio dei lavori del secondo lotto; una sala d’attesa per le famiglie: manca un luogo in cui le famiglie dei detenuti, spesso con figli piccoli, possano sostare e rifocillarsi in attesa del colloquio con il proprio caro. «Una sede a ciò destinata - rimarca la senatrice Fasiolo - sarebbe un segno di civiltà: in questo senso, ricordo che dirimpetto al carcere è allocato uno stabile comunale inutilizzato, già sede di un Consiglio circoscrizionale... Aggiungo le problematiche dei detenuti in stato di semilibertà: seri i problemi legati al rientro in una cella stretta dopo il lavoro. Il momento peggiore per questa tipologia di detenuto è il fine settimana, quando per due giorni di seguito non ha contatti, essendo la cella a sezione separata. Peraltro, il servizio igienico è... ottocentesco, che non garantisce privacy in caso di due presenze. E poi, andrebbero assicurate attività ricreative e sociali il fine settimana».
Fasiolo segnala, infine, «che vi è un unico calcetto; nessun tavolo per giocare a ping pong viene autorizzato; i giornali sono vietati dal regolamento, come pure l’uso di Internet. La grande disponibilità del personale aiuta queste persone a evitare il crollo nella depressione. E andrebbe premiata», conclude la senatrice.
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