Caravaggio a Zagabria per l’adesione all’Ue

Dalla Pinacoteca di Brera al Museo dell’Arte della capitale croata per tre mesi: è il “regalo” dell’Italia
Di Mauro Manzin

TRIESTE. Il capolavoro di Caravaggio “La cena in Emaus” del 1606, custodito nella Pinacoteca di Brera di Milano, per quasi tre mesi andrà in prestito al Museo dell’Arte e dell’Artigianato di Zagabria come “regalo” di benvenuto dell’Italia alla Croazia, che il prossimo 1 luglio farà il suo ingresso nell’Unione europea. Il progetto, che ha avuto un’accoglienza entusiasta, è stato promosso dalla Farnesina e dall’ambasciata italiana in Croazia, con il forte sostegno personale dell’ambasciatore, Emanuela D’Alessandro.

Dal 5 giugno al 31 agosto, i visitatori del museo croato potranno ammirare nella sala barocca il dipinto di Caravaggio, accompagnato da pannelli didattici in lingua croata, italiana ed inglese, e conoscere sotto la guida di storici d’arte anche la vita burrascosa del suo autore e il contesto storico in cui l’opera fu realizzata. Ogni sabato verranno inoltre organizzati workshop creativi intitolati “Caravaggio in 100 modi”, con iniziative specifiche rivolte agli alunni delle scuole superiori. La mostra, intitolata «Un Caravaggio per l’Europa. La cena in Emaus della Pinacoteca di Brera di Milano a Zagabria», sarà inaugurata il 3 giugno in occasione del ricevimento per la festa della Repubblica e testimonia l’impegno che l’Italia riserva all’allargamento dell’Ue nell’Europa Sud-orientale.

Il capolavoro di Caravaggio è giunto a Zagabria sotto una attentissima scorta della polizia italiana affiancata da quella croata. Per il periodo in cui rimarrà nella capitale croata il dipinto è stato assicurato per la cifra di 60 milioni di euro e la sala del Museo dell’Arte e dell’Artigianato di Zagabria è stato dotato di un nuovo impianto di aria condizionata per garantire all’opera il giusto clima necessario alla sua conservazione.

Il dipinto raffigura l'episodio del Vangelo di Luca (Lc 24,13-35). Fu realizzato da Caravaggio a Palestrina o a Zagarolo, feudi dei suoi protettori Colonna, subito dopo essere scappato da Roma per l'assassinio di Ranuccio Tommasoni. Come racconta il suo biografo, Bellori, fu commissionata dal marchese Patrizi. Si trattava quindi di un'opera destinata alla devozione privata. Pervenne a Brera nel 1939, donato dall'Associazione "Amici di Brera".

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