Caporalato, si va a processo sette i rinviati a giudizio

Rinvio a giudizio per Angelo Commentale, 57 anni, e i figli Giuseppe, 35, e Pasquale, 30, ex tronista di “Uomini e donne”, e per gli altri indagati, accusati di associazione a delinquere ed estorsione aggravata, nell’ambito del procedimento sul caporalato nell’appalto di Fincantieri, per il quale si sono costituiti parte civile 15 lavoratori bengalesi e la Fiom Cgil di Monfalcone (avvocati Manuela Tortora e Ilaria Celledoni). Si tratta, assieme ai Commentale, degli operai Amin Ruhul, 35 anni, e Alessandro Rispoli, 43, di Anna De Simone, 52 anni, moglie di Angelo Commentale, e di Miah Kabir, 41, quest’ultimo in relazione alla sola accusa di estorsione. Il Pubblico ministero Michele Martorelli ha prestato consenso alla richiesta di patteggiamento per Francesca Luise, 36, compagna di Pasquale Commentale. Il giudice Massimiliano Rainieri ha pertanto stralciato la posizione della donna, alla quale non è stata contestata l’estorsione, che verrà giudicata da un altro Gup. Il processo è stato fissato al 30 novembre 2012. È questo l’esito dell’udienza preliminare, ieri al Tribunale di Gorizia, che era stata rinviata su richiesta dei difensori degli indagati per valutare la possibilità di un patteggiamento allargato. Ma l’istanza presentata ieri da quasi tutti i legali è stata respinta dal giudice che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pm. Il Pubblico ministero, infatti, ha ritenuto incongrue le istanze di patteggiamento di fronte al mancato risarcimento del danno. Diversa è stata, invece, la richiesta da parte della difesa di Miah Kabir, che aveva proposto il rito abbreviato condizionato all’audizione di alcuni testi. Istanza che il giudice Rainieri ha respinto, procedendo anche per il bengalese al rinvio a giudizio.
I legali (Francesco De Benedittis, Roberto Corbo, Alberto Tarlao, Elena De Luca, Massimo Bergamasco, Giovanni Iacono) puntano a smontare le accuse, compresa l’associazione a delinquere, negata dal Gip Paola Santangelo, ma riconosciuta poi dal Tribunale del riesame e dalla Cassazione, che avevano dato ragione alla tesi della Procura. L’inchiesta della magistratura aveva portato alla scoperta di un’organizzazione che, come sostenuto dalla Procura, era dedita principalmente all’estorsione ai danni dei cittadini bengalesi, sfruttandone l’attività professionale, sottopagandoli e costringendoli con violenza e minaccia ad accettare condizioni deteriori rispetto a quelle previste dalla contrattazione collettiva di lavoro. Il tutto, sempre secondo l’accusa, attraverso il succedersi delle ditte riconducibili ai Commentale come la Edilnaval, la Navalplanet, l’Edilgreen e la Sea Work, con identico oggetto sociale e sostanziale identità organizzativa. Sul tappeto anche l’ipotesi di accusa di falso in relazione alle buste paga, per omettere i versamenti previdenziali.
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