Caporalato, i soldi a Commentale
È stato sospeso dopo poche battute l’interogatorio di uno degli imputati nel processo per il caporalato nell’appalto Fincantieri, caporalato che secondo l’accusa fa capo alla famiglia Commentale. Amin Ruhul, operaio bengalese alle dipendenze delle ditte Edilgreen e Sea Work e coimputato al processo con l’accusa di associazione a delinquere e di estorsione aggravata, stava rispondendo alle domande del pubblico ministero, Marco Panzeri, quando è emerso che c’era incompatibilità con l’avvocato Maria Rosa Platania che ieri, per l’assenza dell’avvocato Roberto Corbo, tutelava contemporaneamente Ruhul, Giuseppe e Angelo Commentale.
Un’incompatibiltà emersa quando Ruhul, su una domanda del rappresentante della pubblica accusa, aveva chiamato in causa Giuseppe Commentale in merito alle procedure per l’assunzione degli operai bengalesi. A Ruhul il pubblico ministero aveva chiesto se per far assumere i suoi connazionali nella ditta dei Commentale aveva percepito del denaro. Circostanza negata dall’imputato che aveva sottolineato com il suo ruolo era solo quello di intermediario e che i soldi li prendeva Giuseppe Commentale.
A questo punto, uno dei legali che fanno parte della difesa, ha sollevato il caso di incompatibilità da parte dell’avvocato Platania, che era chiamato a tutelare gli interessi sia di Ruhul, sia di Giuseppe Commentale. Anche l’arrivo di un difensore d’ufficio non è riuscito a risolvere la questione e il presidente del collegio giudicante, Francesca Clocchiatti, ha sospeso l’interrogatorio rinviandolo di una settimana, all’udienza di giovedì 22 gennaio.
Un interrogatorio che, viste le premesse, potrebbe far emergere quanto sostenuto dalla Procura e cioè l’esistenza di un caporalato nell’assunzione dei lavoratori da parte di alcune ditte d’appalto come quelle riconducibili ai Commentale.
Ieri nell’aula dell’ex Corte di assise al tribunale di Gorizia erano più gli avvocati assenti che presenti. Oltre a Corbo, che attualmente si trova all’estero, mancavano anche Massimo Bergamasco e Giovanni Iacono, tutti rappresentati ieri in aula da Platania. Iacono aveva chiesto il rinvio dell’udienza presentando un certificato medico per i postumi di un infortunio al piede, motivazioni che non sono state ritenute valide dal collegio dei giudici.
Oltre all’udienza del 22 gennaio, è stata fissata anche una seconda il 5 marzo per esaurire i testi della difesa. Seguirà poi la discussione, ma serviranno ancora un paio di udienza per arrivare alla sentenza.
In questo processo sono imputati di associazione per delinquere ed estorsione aggravata Angelo Commentale e i figli Giuseppe e Pasquale, assieme agli operai Amin Ruhul e Alessandro Rispoli, nonché Anna De Simone moglie di Angelo Commentale, e Miah Kabir, 43, quest'ultimo in relazione alla sola accusa di estorsione.
L'inchiesta della Procura della Repubblica aveva portato alla scoperta di un'organizzazione che, secondo il capo di imputazione, era dedita principalmente all'estorsione ai danni dei cittadini bengalesi (16 di questi si sono costituiti parte civile assieme alla Fiom Cgil), sfruttandone l'attività professionale, sottopagandoli e costringendoli con violenza e minaccia ad accettare condizioni deteriori rispetto a quelle previste dalla contrattazione collettiva di lavoro. Il tutto attraverso il succedersi delle ditte riconducibili ai Commentale.
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