Capodistria, lo sciopero blocca il porto

I lavoratori contro la privatizzazione di Luka Koper. File di Tir sull’autostrada. Treni merci bloccati. Danni milionari

LUBIANA. I lavoratori portuali di Luka Koper non mollano. Nonostante le dimissioni del presidente della Holding di Stato slovena (Sdh) che controlla il cda del Porto, Marko Jazbec domenica hanno bloccato per il terzo giorno consecutivo l’ingresso allo scalo dei Tir e dei treni merci proseguendo nella loro azione di sciopero. Il traffico merci su rotaia è così praticamente bloccato su quasi l’intera rete della Slovenia, mentre aumentano i camion fermi sulle piazzole di sosta dell’autostrada Lubiana-Capodistria. Già due navi che dovevano operare a Capodistria sono state dirottate al Porto di Trieste.

Sabato sera il ministro dell’Economia, Zdravko Po›ivalšek ha cercato di sbloccare la situazione convocando a un tavolo il presidente del cda di Luka Koper, Dragan Matic e il direttore generale delle Ferrovie slovene, Dušan Mes. Ma siccome il ministro ha rifiutato che alla riunione, come chiesto invece da Matic, prendesse parte l’intero cda e quindi anche il direttore dei lavoratori portuali, l’incontro non è neppure iniziato.

 

 

Sempre sabato si sono riuniti invece il cda di Luka Koper, alcuni membri del Comitato di controllo e i delegati dei lavoratori. Al termine i partecipanti hanno affermato che il governo sloveno vuole creare un’Autorità portuale creando così le premesse per vendere concessioni a operatori privati, mossa questa definita «inaccettabile» in quanto «determinerebbe un calo degli utili e una diminuzione della forza lavoro». I lavoratori portuali sono convinti che «lo Stato coscientemente sta diminuendo il valore della società che gestisce il Porto di Capodistria per poi metterla a buon prezzo sul mercato» e sostengono che «è del tutto illogico definire Luka Koper un obiettivo strategico per la Slovenia e contemporaneamente diminuirne il valore».

I portuali hanno anche scritto una lettera al primo ministro Miro Cerar in cui affermano di non essere degli «hooligans» che vogliono danneggiare la proprietà privata, ma sostengono chiaramente che «siamo di fronte all’ultimo sussulto di ragionevolezza da parte dei lavoratori di Luka Koper, della regione del Litorale e dell’intera Slovenia, stanchi di vedere la distruzione delle nostre aziende e delle nostre vite».

E ribadiscono altresì che loro, in quanto lavoratori che da decenni vivono grazie al porto, sono i primi a essere interessati allo sviluppo dello scalo, non come i politici che temporaneamente vedono nel Porto solo un mezzo per promuovere i propri interessi personali. Nella missiva si chiarisce anche che i lavoratori hanno offerto al primo ministro un’occasione di dialogo che lui, se avesse avuto veramente a cuore le sorti dello scalo, non avrebbe dovuto rifiutare come concretamente ha fatto, sostenendo che il governo non può essere ostaggio dei lavoratori di Capodistria.

E la situazione non sembra destinata a cambiare nelle prossime ore. Sabato sera al Porto sono giunti sostenitori e parenti degli scioperanti portando loro viveri e bevande. Una situazione che è sfuggita anche alle mani del sindacato. A mediare è stato scelto Mirko Solsar che è il leader dei portuali in sciopero. Le richieste imprescindibili sono le dimissioni del ministro delle Infrastrutture, Peter Gšperšic e del sottosegretario, Metod Dragonja.

Luka Koper sta subendo un danno ultra milionario e gli amministratori temono anche una pesante perdita di credibilità da parte dello scalo che potrebbe ripercuotersi anche breve sul traffico delle merci.

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