Capienza di treni e bus, il Fvg sfida il governo: «Qui si resta al 100% oppure non riapriamo le scuole»
TRIESTE Dopo gli ondeggiamenti della scorsa settimana, il governo si è convinto a far viaggiare treni e autobus con capienza dimezzata. In Friuli Venezia Giulia la giunta Fedriga insiste che il trasporto pubblico locale debba funzionare con il 100% dei posti a sedere e in piedi, come ribadito anche nell’ordinanza con cui la Regione ha confermato la piena portata dei mezzi su gomma e rotaia. La tensione fra centro e periferia si alza, al punto tale che il presidente Massimiliano Fedriga accusa Roma di mettere a rischio la partenza dell’anno scolastico.
La diatriba è giunta all’acme, dopo giorni di fuoco covato sotto la cenere. Non poteva che finire diversamente, dopo che il governo ha prima portato la capienza al 100% dei posti e poi fatto marcia indietro su pressione del ministro Roberto Speranza e del comitato tecnico-scientifico, che continua a consigliare dimezzamento e disposizione a scacchiera contro il pericolo contagi. E proprio dopo il ripensamento di Roma, domenica scorsa Fedriga ha firmato una nuova ordinanza per ribadire che in Fvg treni regionali (fino a Venezia), autobus urbani ed extraurbani, taxi e funivie possono viaggiare con posti a sedere e in piedi a pieno carico, ma sempre con obbligo di mascherina, come al momento succede solo in Veneto e Sicilia.
Dopo alcuni giorni è arrivato lo scontro finale. La norma voluta dal governatore è la più permissiva in Italia, dove esistono numerosi regimi, fra chi vieta del tutto i posti in piedi, chi li consente con distanziamento di un metro e chi ancora prevede disposizioni alternate sulle sedute. Ma dopo il pronunciamento del comitato fatto proprio da Speranza, Fedriga sbotta: «Se il governo proseguirà sulla linea che ha voluto tracciare sul trasporto pubblico locale, di fatto non permetterà la riapertura delle scuole». Per il presidente i mezzi a capienza ridotta non permetterebbero infatti trasporti adeguati agli studenti nelle ore di punta. «Il Fvg è intervenuto sempre in modo responsabile – continua Fedriga – con disposizioni capaci di conciliare la tutela della salute pubblica con la ripresa delle attività economiche e, in un futuro ormai prossimo, con la riapertura delle scuole. Se il governo intende andare in un’altra direzione, deve fornire alle Regioni, oltre che le risorse necessarie, anche mezzi e personale, altrimenti si rischia che le scuole non si aprano».
La Regione è disposta ad accettare il dimezzamento solo nell’irrealistica ipotesi che da Roma arrivino più autobus, più treni locali e più conducenti. La Conferenza Stato-Regioni si riunirà lunedì alla presenza di Speranza e della ministra dei Trasporti Paola De Micheli per avviare il confronto anche su questa materia. Il responsabile degli Affari regionali Francesco Boccia chiede a sua volta «valutazioni condivise ma che rispettino le raccomandazioni di rigore e massima prudenza» indicate dagli scienziati.
Sul tpl si apre così un nuovo fronte di tensione con l’esecutivo Conte, dopo che gli assessori Graziano Pizzimenti e Barbara Zilli avevano criticato l’insufficienza dello stanziamento con cui il governo aveva inteso far fronte alle perdite delle aziende del trasporto locale a causa dello stop imposto dal Covid, pari in Fvg a circa 16 milioni. E se quella partita deve ancora essere chiusa definitivamente, lunedì sarà probabilmente sciolto il nodo della capienza.
La questione diventa oggetto di polemica politica e sindacale. Sul primo versante, entra nell’agone Salvatore Spitaleri, esponente Pd e membro della Commissione paritetica: «Una volta per tutte, l’autorità regionale chiarisca se il Fvg è virtuoso o è in preda al rischio di una nuova emergenza, causa arrivi dai Balcani. La competenza del tpl è della Regione e sta alla Regione garantire i trasporti per l’inizio delle scuole. Scagliarsi contro l’ordinanza del ministro Speranza (peraltro in vigore fino al 15 agosto, in attesa di un provvedimento quadro) è ancora una volta esemplificativo di una permanente volontà di scontro, che non fa bene all’autonomia del Fvg».
Contrarietà alla piena capienza viene espressa dai sindacati dei trasporti. Le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil scrivono a Fedriga sottolineando che le decisioni della giunta contrastano con «i giudizi espressi dai sindacati nelle riunioni della cabina di regia regionale». Da qui il rammarico «per il mancato coinvolgimento del sindacato a monte di decisioni che possono determinare conseguenze pesanti sulla salute dei cittadini e dei lavoratori del settore», davanti «alla tendenza al rialzo dei contagi». Per la triplice, «decisioni disomogenee prese dalle diverse istituzioni contribuiscono ad aumentare la diffidenza dei cittadini verso un servizio fondamentale come il trasporto pubblico, con il rischio di ripercussioni pesanti a livello economico». —
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