Capelonghe, raccolta vietata ai diportisti
Proibiti i classici «ferri». La pesca riservata solo ai professionisti
I pescatori sportivi, ma anche i diportisti della domenica che frequetano la zona antistante punta Sdobba e quella dei «caregoni» sono in allarme. Il motivo? È a rischio uno dei passatempi più diffusi tra quanti possiedono una barchetta o escono in mare con gli amici: la raccolta delle vongole e in particolare quella dei canolicchi, cioé delle «capelonghe». In questo caso, comunque, non si può parlare nemmeno di rischio, perché il decreto ministeriale del 7 febbraio del 2006 ha di fatto vietato la raccolta dei canolicchi nel compartimento di Monfalcone ai pescatori sportivi o ai gitanti della domenica.
Il decreto, come spiega il personale della Capitaneria di porto di Monfalcone, ha imposto che la gestione della raccolta di questa e di altre specie di molluschi bivalve sia affidata solo ai consorzi di pescatori professionali. L’esclusiva riguarda anche i fasolari e alcune specie di vongole, come la Venus gallina, mentre rimane a disposizione di tutti la vongola verace di cui, comunque, non è possibile raccogliere più di 5 chilogrammi a testa. Il limite è quello previsto per qualsiasi tipo di pesca sportiva, secondo quanto sancito dal regolamento attuativo della legge sulla pesca del 1965.
I rastrelli, in base allo stesso regolamento del 1968, sono consentiti ma, come spiega sempre il personale della Capitaneria di porto, non permettono di effettuare una cernita dei molluschi pescati e quindi sarebbero da evitare. In sostanza, si possono usare le mani e basta. I controlli degli uomini della Capitaneria vengono effettuati con regolarità e attenzione, come hanno dimostrato i sequestri effettuati ad aprile, quando un gruppo di pescatori sportivi dell’Udinese fu trovato in possesso di 35 chilogrammi di vongole, e quello messo a segno la scorsa settimana nel canale della Quarantia. In quel caso, però, si trattava di un pescatore professionale che aveva pescato un quintale di vongole e per di più in una zona non classificata dalla Regione, di cui quindi non è nota la qualità delle acque.
Si tratta comunque di norme che di fatto cancellano uno dei tradizionali passatempi estivi dei monfalconesi, cioè la raccolta di vongole e «capelonghe» sulle secche, utilizzando per queste ultime il classico «ferro». «I controlli mirano innanzitutto a verificare che i professionisti abbiano i documenti previsti, abbiano effettuato la pesca nelle zone consentite e seguano la filiera prevista per garantire la qualità del prodotto e il consumatore finale», sottolinea la Capitaneria. Un altro problema è infatti quello delle zone di pesca. Se quella antistante Grado è classificata A e quanto vi viene raccolto può essere mangiato senza problemi, la zona che va da Marina Julia a oltre punta Sdobba è classificata B dalla Regione e quanto vi viene raccolto in teoria dovrebbe essere consumato dopo essere stato depurato. Per quel che riguarda i pescatori sportivi i controlli puntano invece a tenere sotto controllo i quantitativi che, se sforati, vengono puniti con una multa di mille euro.
Argomenti:pesca
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video