Cantiere multietnico: giungono da 67 Paesi i 5.500 lavoratori delle ditte dell’appalto
MONFALCONE La Grande fabbrica, una vera e propria città nella città, rappresenta un caleidoscopio di nazionalità. Oltre agli italiani, gli altri lavoratori che ogni giorno timbrano il cartellino nel cantiere navale appartengono a 67 Paesi complessivi.
Tra le maestranze Fincantieri e i dipendenti dell’appalto, si calcolano 7.076 operai. Di questi i diretti sono 1.576, i lavoratori dell’indotto invece sono 5.500.
L’indotto annovera inoltre circa 500 aziende, società riconducibili all’intero territorio del Friuli Venezia Giulia.
Numeri, dunque, per dare un quadro dell’esercito di lavoratori che realizza le navi passeggeri più invidiate nel mondo. Dati che, declinati nelle nazionalità rappresentate nel cantiere navale, offrono uno spaccato in ordine alla composizione delle diverse etnie.
I 1.576 lavoratori diretti di Fincantieri sono per il 99% connazionali, si affianca un 1% costituito da altre nazionalità, evidentemente un piccolo contingente di 16 unità.
Quanto all’indotto, delle 5.500 risorse umane metà sono italiani, e il restante 50% è rappresentativo delle 67 nazionalità. La graduatoria numerica è quantificata in questi termini: ai connazionali che spiccano al primo posto, a fronte di 2.750 maestranze, seguono i lavoratori originari del Bangladesh, che sono 1.155, pari al 21%, mantenendo pertanto il primato sulle nazionalità straniere.
C’è da ricordare che dal mese di dicembre 2018 al primo semestre di quest’anno i bengalesi operanti nello stabilimento di Panzano erano diminuiti di circa 200 unità.
Il terzo posto è appannaggio dei rumeni, meno della metà degli asiatici con 550 cantierini, pari al 10% del popolo complessivo dell’indotto. Seguono, quindi, al quarto posto gli operai croati, che contano 330 unità, ossia il 6% dell’intera forza lavoro esterna.
Fin qui le principali nazionalità rappresentate nel cantiere navale, il resto, calcolato in 715 lavoratori, pari al 13%, è distribuito tra le 64 nazionalità straniere. Tra queste, si considerano Paesi d’origine come Slovenia, Bosnia, Serbia, Afghanistan, Algeria, Austria, Belgio, Bolivia, Capo Verde, Colombia, Cuba, Ecuador, Etiopia, Gambia, Ghana, India, Liberia, Marocco, Moldova, Pakistan, Polonia, Regno Unito, Senegal, Sudan, Togo, Ucraina.
È chiaro che si tratta di numeri soggetti alle variabili nel tempo in ordine alle dinamiche produttive e quindi anche legate a possibili trasferte di lavoratori in arrivo o in uscita dal Monfalcone, secondo le specifiche esigenze delle imprese.
Com’è altrettanto evidente che i numeri dei cantierini non rappresentano i residenti in città, basti considerare che le stesse imprese dell’indotto hanno le loro sedi in tutta la regione.
Ad oggi questa è la forza lavoro attualmente operativa, destinata comunque a importanti aumenti in virtù delle commesse acquisite da Fincantieri. Nei prossimi anni, infatti, è necessaria un’implementazione di manodopera specializzata su tutto il territorio nazionale.
E per lo stabilimento navale di Monfalcone sono previste oltre 1.700 assunzioni, professionalità qualificate presso le ditte dell’indotto, soprattutto saldatori, carpentieri di scafo, nonché elettrici, montatori, falegnami, isolatori, coibentatori, alle quali si affiancheranno oltre 260 assunzioni che dovranno essere effettuate direttamente in Fincantieri.
L’obiettivo di Fincantieri, come è stato riferito, è quello di creare un bacino di personale adeguatamente formato, dal quale le ditte dell’indotto potranno attingere in via prioritaria per far fronte ai carichi di lavoro. In quest’ottica, l’azienda, congiuntamente alle amministrazioni comunale e regionale, sta sviluppando diverse iniziative.—
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