Canottieri Timavo nelle mani dei probiviri
MONFALCONE Ora è tutto in mano ai probiviri Gianni Marussi, Paolo Serafin, Gianni Matronola, Antonino Di Miceli e Guido Berti. L’assemblea straordinaria della Canottieri Timavo, 200 votanti ieri alla sala 5 del Kinemax, ha deliberato di affidare al collegio la temporanea gestione ordinaria della società fino alla nomina del nuovo consiglio, dopo le dimissioni e l’uscita di scena dell’ultimo direttivo. Dovrà anche indire con urgenza nuove elezioni.
A prendere in mano le redini sarà il presidente del collegio, Gianni Marussi. Per assicurare la gestione nel periodo di intermezzo (due i mesi stimati) il proboviro dovrà necessariamente accedere ai conti, nelle modalità in via di definizione.
In un documento, presentato la sera prima a un incontro al San Michele e sottoscritto da decine di tesserati, è stata chiesta ieri, a seguito dei recenti fatti avvenuti, la sospensione per un anno con decorrenza immediata del socio e ormai ex presidente Lorenzo Lorenzon. In 95 si sono schierati a favore del provvedimento, mentre una trentina gli astenuti e circa settanta i contrari: per l’esito si richiedeva l’adesione di due terzi dell’assemblea, sicché questo punto non è passato. Sui numeri, e pure sugli “umori” durante l’incontro, non ci può essere maggior precisione perché l’assise ha messo ai voti e poi deliberato l’uscita dalla sala della stampa. Assemblea a porte chiuse, dunque. Non solo: si è imposto all’ex direttivo di adottare la linea del no comment, perché nei prossimi giorni uscirà un comunicato ufficiale.
Ma se questo è più o meno valso per il consiglio, ben diverso è stato il discorso dei soci che invece alla spicciolata, uscendo, hanno riferito di quanto avvenuto ieri al Kinemax, dove il presidente Lorenzon, nel suo intervento, ha riferito pubblicamente della vicenda del maxi ammanco, partendo da quando si è reso conto della non conformità di alcune fatture (parrebbe l’8 marzo 2018) fino all’epilogo della storia, con la denuncia alla Guardia di finanza di via Boito lo scorso 4 febbraio, undici mesi dopo.
Lorenzon ha ripetuto davanti ai soci quanto già scritto su queste colonne e segnalato ai militari: ha indicato quale presunta responsabile della sottrazione «la tesoriera Cinzia Cantarutti», la quale messa alle corde avrebbe – sempre a detta sua – ammesso le proprie responsabilità, firmando a penna il 13 marzo un documento stampato a computer con l’impegno a restituire, secondo modalità e tempi pattuiti, l’ingente cifra entro dicembre 2018.
Ma il “piano di rientro” nei mesi successivi non sarebbe stato onorato e solo un’irrisoria somma, rispetto al totale, sarebbe stata corrisposta dalla tesoriera triestina, sicché oggi risultano volatilizzati, nell’arco di anni, circa 290 mila euro. Il primo fatto risalirebbe al febbraio 2013.
La donna, altro nuovo dettaglio emerso ieri, sempre stando a Lorenzon avrebbe ventilato «un gesto estremo» se questi l’avesse denunciata e, ha spiegato sempre lui ai soci, per tale ragione non ha parlato prima del 30 gennaio con il direttivo per informalo. Temeva, inoltre, per il futuro della società. Il condizionale resta d’obbligo perché fin qui si è potuto apprendere sempre e soltanto una versione, essendo la tesoriera venuta a mancare alcuni giorni prima della segnalazione alla Gdf, e in ogni caso spetta alla Procura ricostruire quanto realmente accaduto e determinare eventuali responsabilità. L’assemblea, ieri, ha altresì disposto l’annullamento dell’approvazione del bilancio consuntivo e previsionale, per una rappresentazione «non conforme» della situazione economica e finanziaria della società; nonché di tutti gli aumenti dei canoni, quote sociali e ormeggi: rimangono in vigore quelle del 2018. –
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