Canottieri Timavo: c’è un altro esposto
MONFALCONE Sui soldi spariti dalle casse sociali della Canottieri Timavo spunta una seconda segnalazione. Un’azione promossa da più persone che non punta l’indice su qualcuno in particolare, ma informa l’autorità giudiziaria di fatti di cui si è venuti a conoscenza e ritenuti di estrema gravità.
Che i finanzieri, con le loro indagini, riescano a individuare il o i responsabili del maxi ammanco – una cifra attorno ai «290 mila euro» volatilizzata nell’arco di almeno un quadriennio, secondo quanto già denunciato dal presidente del sodalizio – ora lo chiedono infatti anche i cinque probiviri del direttivo. La notizia, finora, non era emersa prima, ma in realtà l’esposto è stato depositato lo stesso giorno in cui il vertice Lorenzo Lorenzon e l’avvocato dell’associazione Lorenzo Presot si sono presentati alla caserma di via Boito, sempre per riferire della sottrazione di fondi. Il 4 febbraio, pare.
L’esposto dei probiviri, più sintetico rispetto alla segnalazione del presidente, chiede all’autorità giudiziaria competente di vagliare i comportamenti di eventuali responsabili dell’accaduto sotto il profilo penale e che i possibili reati, qualora ravvisati, siano perseguiti secondo legge. L’azione s’inserisce a pochi giorni di distanza dal giorno in cui il direttivo, nella riunione del 30 gennaio scorso, viene messo per la prima volta al corrente del denaro sottratto. Nella stessa circostanza il presidente annuncia l’intenzione di recarsi già il giorno seguente al comando della Guardia di finanza per sporgere denuncia e di fissare un’assemblea straordinaria (in agenda domani), rassegnando anche dimissioni che non vengono accettate dal consiglio, con la conferma della carica almeno fino al prossimo appuntamento con tutti i soci.
Intanto la notizia dell’ammanco ha destato un vespaio in città. La Canottieri Timavo è una realtà storica a Monfalcone, fucina di grandi atleti. I tesserati e quasi tutto il direttivo dormivano fino a gennaio sonni tranquilli, convinti che l’attività sportiva, l’acquisto di mezzi e le migliorie della società si sarebbero potuti attuare grazie anche al “tesoretto” di cui si era certi il sodalizio godesse. Un gruzzolo risultato dalla differenza tra entrate e uscite per la realizzazione dei nuovi pontili. I posti barca, secondo quanto riferisce un socio che preferisce restare anonimo, «si sono resi disponibili grazie a un auto-finanziamento, se non una specie di prestito, messo in campo dai soci, i quali hanno versato una cauzione per l’ormeggio riscattabile, senza interessi, all’uscita dalla Canottieri». «Cioè 3.500 euro per metro di larghezza della barca – spiega –. Gli scafi più piccoli si aggirano sui 2,5 metri, quindi in media parliamo di cifre dai 7-8 mila euro ai 14 mila». Tutti avevano interesse a pagare tali somme, perché l’ormeggio sarebbe durato, in linea teorica, a vita, mentre in altri marina si versano anche alcune migliaia di euro all’anno. Alla Canottieri, invece, oltre alla cauzione c’è un canone mensile di qualche centinaio di euro, a seconda sempre delle misure della barca.
Inevitabilmente, l’improvvisa perdita si riverbera anche sugli accantonamenti, sebbene, come già riferito ieri, la società sia solida e non corra il rischio di finire in profondo rosso per via dell’accaduto. Ma la prima cosa che chiederanno domani, i soci, sarà proprio un ragguaglio sul “tesoretto” e i fondi ora a disposizione. –
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