Canile Gilros, centinaia di firme per riottenere l'apertura

La struttura di Opicina è stata sequestrata dalla procura dopo le lamentele di un gruppo di vicini. Ma volontari, appassionati di animali e semplici simpatizzanti spalleggiano i responsabili del canile, unico attivo in provincia di Trieste
Il canile Gilros
Il canile Gilros
TRIESTE.
"Opponiamoci a una simile ingiustizia": un’esortazione, lapidaria, chiude l'accorata petizione contro la chiusura del Gilros. L’appello sta circolando in questi giorni un po' a casaccio - con un'organizzazione ancora naif ma evidentemente già visibile e rumorosa a sufficienza - tra scuole, negozi e persino uffici. La formula del passaparola, e in questo caso del "passapetizione" tra amici e conoscenti, resta dopotutto una garanzia.


La Trieste animalista dei 15.500 cani censiti - come testimonia in questi giorni il bombardamento continuo di segnalazioni, alla redazione del
Piccolo
, in cui i lettori manifestano pubblica solidarietà ai responsabili della struttura di Opicina - si sta dunque muovendo per la riabilitazione della pensione privata per quattrozampe di casa e/o di strada.


Tutta l’area risulta infatti soggetta a sequestro penale da oramai più di due settimane su iniziativa della Procura in risposta alla denuncia di eccessivi rumori, in particolare ululati notturni, presentata da sette cittadini che abitano nelle casette costruite di recente a ridosso del Gilros stesso. A nulla è valso lo spostamento temporaneo dei box negli spazi più lontani dalle abitazioni.


I sigilli sono arrivati, implacabili, nel pomeriggio del 22 aprile scorso. Il centro di via Prosecco 1904 - l’unico della provincia ad accogliere le bestiole mentre i padroni se ne vanno in vacanza - di per sé rappresenta già una rarità nel suo campo (di assistenza e ricovero canino) a Trieste.


Il Comune, dopo aver visto andare deserta la gara per il project financing "agevolato" in quel di Fernetti, è ancora a caccia di una soluzione autarchica visto che al momento si deve appoggiare, per la gestione dei randagi, a un istituto di Porpetto, nella Bassa Friulana.


"In seguito a quanto sopra - recita la petizione nel suo passaggio conclusivo, dopo aver sintetizzato la vicenda del sequestro - il Gilros cessa la sua attività e i due gestori, Massimo Visintin e Costantino Di Iorio, sono costretti a rinunciare alle proprie passioni per questi splendidi animali, oltre ad essere privati del diritto al lavoro e al mantenimento delle proprie famiglie. Gli amici a quattrozampe e i cittadini necessitano di un punto di riferimento tale, di una struttura in grado di accogliere e curare i cani con amore e professionalità in assenza del proprio padrone: opponiamoci ad una simile ingiustizia".


È impossibile ancora quantificare il numero delle adesioni a quest’appello, giacché le fotocopie della petizione, con annesso lo spazio per venti firme su ogni pagina stampata, stanno circolando per la città e non sono state riconsegnate con ordine, e in maniera compiuta, agli stessi gestori. Ma sarebbro già centinaia.

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