Canfanaro, la “rinascita” del manzo Boscarin

Protagonista per secoli del lavoro in campagna l’imponente bue ha rischiato l’estinzione ma oggi è un animale protetto

CANFANARO. Ha rischiato l’estinzione dopo aver servito per secoli i vari padroni dell’Istria. E se Venezia è stata la potente repubblica marinara che è stata lo deve anche a lui, a Boscarin. È il simbolo della sua terra arcigna, dei suoi uomini tenaci e orgogliosi, delle sue tradizioni religiose e agresti che il regime comunista aveva invano tentato di soffocare. Boscarin è il bue istriano, è il manzo con compagni corni, un bestione impressionante ma buono come la sua carne che è addirittura meglio del pane cucinato nella zlepigna. Autoctono dell’Istria (con probabili antenati ucraini) Boscarin è il più grande mammifero d’Europa. È l’Istria su quattro zampe. L’avvento dei trattori ne ha quasi provocato l’estinzione, ma lui, il gigantesco manzo, non si è arreso.

A Boscarin e ai suoi amici Galjardo, Bakin, Savin e via dicendo il paese di Canfanaro dedica da una ventina d’anni la mostra del bue istriano. Che da tempo immemore viene chiamato dai contadini con gli stessi nomi. La fiera si tiene l’ultimo sabato di luglio in occasione della festa di San Giacomo, una delle ricorrenze religiose più sentite dagli istriani e che Tito aveva proibito. Dal 1991 questa ricorrenza è ripresa grazie all’intrapredenza di due appassionati di storia locale, Anton e Ivan Meden. All’ultima edizione ha assistito un pubblico record di quasi quattromila persone, moltissimi i turisti anche italiani che hanno abbandonato la riviera per addentrarsi nel cuore dell’Istria e assistere a uno spettacolo della natura unico e perfino commovente.

Canfanaro sta sulla direttrice tra Rovigno e Pisino, vicino a Gimino. È a un tiro di schioppo dal canale di Leme. Siamo nell’Istria più interna e selvaggia. Un tempo qui scorreva il confine tra l’austriaca contea di Pisino (controllata dai conti di Gorizia) e i territori di Venezia. Le foreste sugli argini del fiordo parlano di fiere e di uomini in lotta, di leggende e di misteri. Come sono misteriose le forze che mantengono in piedi l’arcaico belvedere in legno che si affaccia sul Leme. E meno male che si può salire gratis.

Ma torniamo a Boscarin e a Canfanaro. La mostra del bue è una festa con le majorette del luogo, la banda di Valle, le bancarelle, grigliate a tutto spiano e fiumi di malvasia.

Tre le prove a cui sono sottoposti i manzi per stabilire chi è il migliore: l’aratura, il peso e la bellezza. L’allevatore della bestia vincitrice percepisce un premio di 1800 cune, circa 200 euro. Un decimo di quanto costa all’anno mantenerla. Il manzo, a differenza dei suoi avi lavoratori (epici quelli che lungo il Quieto trasportavano il legname della foresta di Montona destinato all’Arsenale di Venezia) se la spassa tutto l’anno in stalla o sui campi senza far nulla. Vive della gloria accumulata in secoli di fedele servizio all’uomo istriano. Riverito come se fosse un animale in grazia a Dio, Boscarin prima del concorso viene addirittura lavato e quasi quasi profumato con il buon fieno che gli organizzatori spargono sul campo dove vengono radunati i manzi.

A Canfanaro quest’anno la gara del peso l’ha vinta l’esemplare di otto anni dell’allevatore Antun Antunovi›: 1250 chilogrammi. Ma la vita di Boscarin non è tutta rosa e fiori; parliamo infatti di un bue castrato, un manzo. Boscarin surroga i piaceri del sesso con il fieno prelibati e ghiotte pasture e si liscia idealmente le corna, a forma di lira, che sono il vanto dei suoi proprietari. I quali per vezzo e per sicurezza pongono all’estremità delle sferette di metallo. Boscarin è buono ma senza volere, con i suoi compagni corni può squartare un uomo.

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