Un cimitero di rifiuti nel Canal Grande di Trieste: «La bora c’entra poco, è opera dei vandali»

Il subacqueo Adriano Toffoli dell’associazione L’Altritalia Ambiente chiede una programmazione degli interventi nel mare di Ponterosso

Micol Brusaferro
Adriano Toffoli indica i fondali (Lasorte)
Adriano Toffoli indica i fondali (Lasorte)

I fondali del Canal Grande non vengono ripuliti da circa un anno e mezzo e ormai i tanti rifiuti presenti si notano chiaramente in tutta la zona di Ponterosso. Si vedono sui fondali, a seconda delle giornate, paletti di ferro, panettoni di cemento, la recinzione di un cantiere, teloni di plastica, ma anche bottiglie, cellulari, arredi dei locali, cestini delle immondizie e diverse imbarcazioni affondate.

In passato, tra gli oggetti più strani ripescati, figuravano un drone e un catalogo di dentiere, che si sommavano a sedie, tavoli, fioriere e telefonini... Le cose più frequenti in assoluto. E ancora biciclette, segnali stradali, pneumatici e batterie di veicoli.

Tutto materiale che si ripresenta ciclicamente. E la colpa non è da imputare solo alle raffiche di bora, capaci di spingere in mare i rifiuti. C’è la mano dell’uomo o, meglio, dei vandali e di una maleducazione diffusa.

A fare il punto sulla situazione generale è Adriano Toffoli, consigliere nazionale di “L’Altritalia Ambiente”, che più volte insieme ad altri volontari si è immerso per riportare alla luce un po’ di tutto. E in attesa di un nuovo intervento lancia anche un messaggio agli enti pubblici, per un lavoro di squadra, coordinato e soprattutto sistematico, per mantenere pulito e in salute il Canal Grande in modo costante.

«Da ottobre 2023 non c’è un lavoro di rimozione dei rifiuti sui fondali, che – ricorda Toffoli – qui come in altre aree della città viene fatto di solito da associazioni di sub e tutela ambientale. In questo momento il canale non se la passa bene, ci sono molti dehors, arredi dei locali della zona insomma, spazzati dal vento o gettati a seguito di atti vandalici, gli stessi comportamenti che determinano, come si vede da piazza Ponterosso, la presenza di un paletto in ferro e di un panettone in cemento, oltre a tante immondizie».

E aggiunge: «C’è anche – spiega guardando i fondali – la recinzione di un cantiere e pezzi legati alle bancarelle presenti nelle manifestazioni enogastronomiche che si sono svolte in questa zona. Peccato, perché questo è il salotto della città e andrebbe mantenuto in condizioni migliori».

Dagli anni Ottanta, ricorda ancora Toffoli, «sono state una quindicina le operazioni di pulizia dei fondali lungo questo tratto, grazie a diverse associazioni. All’inizio sono emerse molte batterie, altamente inquinanti, che per fortuna ora non ci sono più, restano però sicuramente i motori delle imbarcazioni affondate che andrebbero rimosse, anche se sui mezzi colati a picco dovrebbero intervenire i proprietari. Invece – rileva – una decina di barche sono abbandonate sul fondo, alcune da anni».

Su ciò che è stato recuperato invece, «ci sono state sempre sedie, tavoli, vasi di fiori, anche una poltrona. In ogni occasione abbiamo riempito diversi cassonetti. Tra le cose più strane ripescate c’è di sicuro un catalogo di dentiere, ma ci sono state pure dentiere recuperate. E poi – aggiunge – tantissimi cellulari e smartphone di ogni stagione tecnologica». È il frutto di scatti e selfie di persone distratte, in particolare vicino ai ponti del canale.

Secondo Toffoli qualcosa va cambiato e in modo urgente. «Sull’area del canale insistono varie competenze, Comune di Trieste, Capitaneria di Porto e per questo le procedure per organizzare interventi di pulizia sono sempre complesse. Dal punto di vista burocratico soprattutto ma non solo. Bisogna ricordare che finora sono solo i sodalizi di volontari che effettuano questo servizio di pulizia. Servirebbe invece un impegno diretto delle istituzioni, coordinato, insieme, per prevedere pulizie cadenzate. C’era il progetto aMare, ad esempio, che funzionava bene e che andrebbe ripreso. Spero, come lo sperano anche altri amanti del mare, – conclude – che ci sia presto un cambio di rotta e un sistema che metta tutti attorno a un tavolo per un impegno unitario».

Ma assieme alle pulizie del Canal Grande, non va dimenticato che lo stesso deve sempre essere oggetto di un intervento, legato anche al consolidamento dei due ponti, di manutenzione delle sponde. A quel punto, senza l’acqua, le pulizie sarebbero più semplici. —

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