Camusso: «L’austerithy impoverisce l’Italia Industria da rilanciare»
TRIESTE. Segretario Susanna Camusso, la disoccupazione sfonda la quota psicologica dell'11 per cento. Colpa dell’austerity?
La politica di rigore del governo Monti ha aumentato le diseguaglianze nel Paese aggravando la disoccupazione. Nessuno si aspettava il miracolo ma le ricette di questi tredici mesi non hanno funzionato. Il debito continua a crescere mentre è aumentata la tassazione sul lavoro quando invece bisognerebbe tassare le grandi ricchezze e i grandi patrimoni. É una crisi strutturale profonda. La stessa moltiplicazione del lavoro precario è un sintomo della crisi del sistema produttivo. Quando parlavamo di declino nel 2004 c’era chi gridava allo scandalo.
In febbraio si vota. Cosa si aspetta dal nuovo governo?
Bisogna rimettere in moto gli investimenti. In gennaio la Cgil presenterà il suo piano per il lavoro che prevede interventi strutturali per il rilancio di una seria politica industriale nel Paese. Bisogna risolvere la piaga del lavoro sommerso, cambiare la logica degli appalti al massimo ribasso, decidere come orientare gli investimenti sul territorio,
Quali meriti attribuisce al governo Monti?
L'Italia ha riconquistato la sua immagine in Europa e nel mondo. Tuttavia una politica fondata solo sul rientro dal debito è fallita. Non c’è stata sufficiente attenzione alle difficoltà del Paese. Le misure di austerity hanno contratto il reddito delle famiglie provocando il crollo dei consumi e aggravando la crisi del sistema produttivo. Il Paese si è impoverito anche a causa dell'eccessiva pressione fiscale sul lavoro dipendente mentre sono stati salvati i grandi patrimoni. Altre erano le misure necessarie come la detassazione delle tredicesime con i soldi ricavati dalla lotta all'evasione.
L'Ocse dice che ci aspettano altri due anni di recessione..
Molte piccole imprese stanno morendo. Oltre alle grandi crisi industriali c’è la quotidianità di un paese che si sta logorando e al quale non è stata data la possibilità di rimettersi in moto.
Ci sono grandi siti industriali che chiudono per problemi ambientali. Come risolvere la crisi drammatica di Taranto ma anche, a Trieste, della Ferriera di Servola?
Il Paese per vent'anni ha rinunciato, in nome della libertà d'impresa, ad avere una politica industriale. Tiriamo le fila di una lunga stagione in cui abbiamo fatto poca innovazione e rinunciato a investire. Questa politica basata sul risparmio ha provocato una incompatibilità ambientale fra l'industria e il suo territorio. A Taranto, ma anche a Trieste, serve un intervento straordinario di prevenzione ambientale e un grande rigore sugli investimenti tecnologici per tornare a produrre acciaio senza inquinare il territorio. Non si può affermare l'idea che una grande industria del Paese può chiudere.
Tornare all'intervento pubblico nell'economia?
La riconversione a chimica verde dell’impianto di Porto Torres è un esempio positivo di come l'industria pubblica possa rilanciare e consolidare il tessuto industriale. La Germania sta meglio di noi anche perchè il governo ha investito decine di miliardi nella logistica e anche i francesi hanno investito nell’industria automobilistica.
Più concertazione?
Ci lasciamo alle spalle una lunga stagione di divisioni e di impoverimento del Paese. É indubbio che va ripensato il ruolo della rappresentanza sociale e il suo rapporto con l’azione di governo per dare al Paese risposte concrete.
Un Monti-bis?
In questi tredici mesi sono stati fatti molti errori a causa di una politica disattenta al lavoro e liberista. Un bis non è necessario.
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