Camusso: «Il sindacato non va usato per fare politica»

La leader della Cgil a Trieste su Landini: ciascuno è libero di esprimere opinioni, ma un’altra cosa è servirsi delle nostre strutture organizzative
Susanna Camusso
Susanna Camusso

TRIESTE. Susanna Camusso, nel giorno in cui chiede al segretario della Fiom Landini di cancellare le ambiguità sindacato-politica, in un incontro pubblico a Trieste si spinge oltre. E a chi le chiede che differenza che ci sia tra la “Officina 2.0” allestita dal segretario regionale Cgil Franco Belci per riunire le forze della sinistra che non si riconoscono nel Pd, e la “Coalizione sociale” di Landini, risponde nettamente: ciascuno in Cgil è «libero di interpretare soggettivamente» le proprie passioni politiche, ma «altra faccenda è usare delle strutture della Cgil facendo politica» piuttosto che servizi agli iscritti. Ma al di fuori dell’incontro, Camusso non rinuncia agli altri temi sul tappeto. Incalza su quello che ritiene il «vero problema: rinnovare i contratti, a partire dai metalmeccanici». E smonta l’annuncio sulle 76mila aziende pronte ad assumere fruendo della decontribuzione governativa. La segretaria nazionale Cgil sospetta «un’operazione di pura trasformazione di assunzioni che ci sarebbero state comunque».

Non crede dunque a nuovi occupati?

Quando c’è occupazione non possiamo che essere felici. Ma la preoccupazione è che non si tratti di nuova occupazione. Purtroppo è impossibile oggettivamente da capire dato che il provvedimento del governo non aveva vincoli di aggiuntività.

Quindi nessun “merito” certo del Jobs act?

Si sta probabilmente solo finanziando il normale movimento del mercato del lavoro. Lo abbiamo già detto durante la discussione sulla legge di Stabilità. Dato che c’è bisogno di incentivare la crescita dell’occupazione, servivano dei vincoli alle caratteristiche per cui si finanziava la decontribuzione. Occorrono altri interventi per sostenere che si agisce davvero per favorire nuovi posti di lavoro.

Il ministro Poletti parla di assunzioni a tempo indeterminato “che devono diventare la normalità”. Il messaggio la rassicura?

Il governo ha in realtà precarizzato il tempo indeterminato. L’operazione fatta non offre condizioni di stabilità e investimento sulla qualità del lavoro.

Co.co.pro e co.co.co. Quale sarà a il destino di queste forme contrattuali?

La confusione resta. E non si vedono le premesse per un loro superamento. Per un governo che aveva affermato che avrebbe combattuto la precarietà un’altra probabile smentita arriverà dal decreto per la stabilizzazione in sanità.

Che ne pensa della volontà del premier di una legge sulla rappresentanza sindacale?

L’accordo di Cgil, Cisl e Uil con Confindustria, che stiamo discutendo con le altre associazioni, è una traccia molto importante di come si devono costruire regole rispetto alla rappresentatività, alla certificazione degli iscritti, alla definizione dei contratti. A mancare sono invece la certificazione della rappresentanza del sistema delle imprese e il valore universale per tutti i lavoratori del settore dei contratti nazionali. Sarebbe assai importante, a sostegno degli accordi già chiusi tra le parti, un intervento legislativo comprendente questi due elementi.

Altri arresti eccellenti sul fronte appalti. Relazioni politica-impresa sempre ad alto rischio corruzione?

Sono molto preoccupata dell’effetto rassegnazione prodotto da queste notizie. Un governo che ha avuto tanta fretta nel togliere i diritti ai lavoratori non è stato ancora capace di determinare una significativa legge anti-corruzione, ha alimentato il dibattito che premia i condoni sul falso in bilancio e, con il cambio di appalti previsto dal Jobs Act, ha ulteriormente indebolito legalità e qualificazione del lavoro.

Un anno di governo?

Un grande lavoro di immagine.

In Fvg si va verso il ritorno del reddito di cittadinanza.

La proposta della Cgil Fvg ha un valore straordinario: coglie nelle diseguaglianze una delle cause della stagnazione del paese.

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