Camera di commercio: verso la fusione con Trieste

Il presidente Madriz rassicura: «Il Fondo Gorizia rimarrà una risorsa solo a favore dell’Isontino. Stiamo lavorando ma non ci sarà una cassa comune»
Di Stefano Bizzi
Bumbaca Gorizia 18.12.2014 Premio Ospitalità Italiana Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 18.12.2014 Premio Ospitalità Italiana Fotografia di Pierluigi Bumbaca

«Il Fondo Gorizia rimarrà una risorsa per la sola provincia di Gorizia». Su questo punto il presidente della Camera di commercio isontina Gianluca Madriz non ha esitazioni. Nel confermare le parole dell'omologo triestino Antonio Paoletti che, lunedì sera, nell'ambito del tradizionale appuntamento per gli auguri di Natale, ha annunciato una possibile unione tra le due camere di commercio, Madriz ha voluto mettere in chiaro una cosa: la cassaforte non verrà svaligiata. «Non ci sarà nessuna cassa comune – ha detto -. Non importa quale sarà la soluzione finale: che ci siano due o tre camere di commercio o che ce ne sia una unica regionale, non è previsto che il Fondo Gorizia possa essere spostato». Qualsiasi discussione dovrà dunque tener conto di questa premessa. Solo quando sarà accettata, si potranno stringere alleanze.

Nel suo intervento a Trieste, Paoletti aveva ricordato che le manovre avviate dal Governo prevedono sostanziali tagli alle risorse degli enti, il cui futuro si profila oscuro. Allo stato attuale delle cose, nel 2015 verrà perso il 35% del diritto camerale. Nel 2016 il taglio salirà al 40% e nel 2016 raggiungerà il 50%. «Considerando che non viviamo di contributi statali, ma di questo diritto camerale - aveva aggiunto Paoletti - che è di media di 109 euro all'anno, cioè il nulla, non capiamo la ratio che sta alla base di questa decisione».

«Paoletti dice cose vere – conferma Madriz – anche se il percorso nazionale è ancora in itinere. Le riduzioni porteranno a degli accorpamenti/fusioni e noi stiamo ragionando su varie opzioni a livello regionale. Ci sono stati più incontri e, per svariati motivi, da quello di prossimità territoriale a quello di appartenenza, abbiamo approfondito una possibile collaborazione con Trieste per una camera di commercio unica». L'ottica è quella del contenimento dei costi. «L'operazione riguarderebbe la riorganizzazione delle strutture. Le nostre azioni non sono legate al mantenimento dell'ente. Noi siamo uno strumento per sostenere le imprese: non significa fare assistenzialismo, significa muovere delle leve per assicurare certe performance. Penso all'internazionalizzazione o al reperimento dei fondi europei». L'accorpamento però potrebbe incidere sul personale. Si potrebbero perdere dei posti di lavoro. «Vorremmo evitare la riduzione del personale, almeno sul breve termine. Nel medio, con i pensionamenti, si potrebbe arrivare a questo risultato, ma al momento è importante non perdere le capacità che abbiamo. Il personale deve proseguire a svolgere le proprie mansioni. È da qui che arrivano i servizi alle imprese». Portualità, logistica di confine, minoranze linguistiche, ma anche estensione territoriale ridotta: Madriz riconosce che con Trieste c'è maggior affinità di quanta ce ne sia con Udine. «Con la realtà giuliana la collaborazione risulta sicuramente più facile», dice. Quanto ai tempi di fusione, il presidente goriziano resta sul vago: «Oggi non riusciamo ancora a dare una risposta su questo tema. C'è ancora movimento a livello nazionale. Si può parlare di alcuni mesi, come di tempi un po' più lunghi. Dal nostro punto di vista tutti i matrimoni devono essere fatti con calma. La fretta è una cattiva consigliera. Quando si cambia, si deve sapere in quale direzione si va. Di certo ognuno deve fare la sua parte, questo è chiaro, ma dobbiamo farla tutti in modo intelligente, evitando di imboccare percorsi da cui non si può più tornare indietro: dobbiamo creare guadagni, non danni».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo