Camera di commercio unica, Pordenone va al ricorso
TRIESTE. Pordenone annuncia ricorsi contro la bocciatura romana della Camera unica, mentre la Regione si limita ad auspicare che il disegno «possa essere comunque raggiunto». È il giorno dopo la stroncatura del progetto di fusione da parte del Ministero allo sviluppo economico, che giovedì in conferenza Stato-Regioni ha riconfermato la linea di Unioncamere per la creazione di due camere in Fvg.
La Cciaa di Pordenone, che aveva sperato nella Camera unica per allentare la morsa troppo stretta di una fusione con la sola Udine, annuncia di voler ricorrere «contro la decisione maturata in Conferenza Stato-Regioni di non istituire, come diversamente stabilito dallo stesso organismo, una Camera unica regionale, accorpando invece l'ente con Udine».
Lo ha ribadito ieri all’unanimità la giunta guidata dal presidente Giovanni Pavan, riunitasi d’urgenza a seguito degli esiti «sconcertanti nella forma e gravissimi nella sostanza» dell’incontro romano. Per la Cciaa la Camera unica ha «incontrato l’opposizione miope e pericolosamente conservatrice di alcuni potentati». Un riferimento vago che potrebbe riferirsi tanto a Udine quanto a Pordenone. La giunta aggiunge che «alla propria, determinata e affilata azione di tutela legale si affiancherà quella della Regione».
Quest’ultimo ente, però, è più prudente sull’argomento. L’assessore alla Cultura Gianni Torrenti precisa: «Dal momento che il nostro parere non era vincolante, che non abbiamo competenza e che le motivazioni addotte dal governo sono tecniche, e anche se un eventuale ricorso appare essere in capo ai soggetti direttamente coinvolti, faremo comunque un approfondimento. La posizione politica della Regione è stata espressa, sia pure a titolo di principio, in conferenza Stato-Regioni».
La Cciaa pordenonese ha dato mandato ancora nel maggio scorso ai suoi legali di procedere contro un’eventuale decisione analoga a quella verificatasi giovedì. L’oggetto del ricorso, l’ente a cui sarebbe rivolto e infine le sue possibili conseguenze sono tutte da stabilire. Con la riforma attuale, quella voluta da Unioncamere, servirebbe più a fermare la fusione con Udine che a spingere per la Camera unica.
Quanto a quest’ultima, Trrenti commenta: «Riteniamo che sia un’opportunità sprecata, anche in considerazione della debolezza della Camera della Venezia Giulia rispetto a quella del Friuli. In ogni caso, sia pur nei tempi necessari alla predisposizione di una norma ad hoc, l'accorpamento rimane sullo sfondo. E dunque confidiamo che l'obiettivo di un'unica Camera di commercio in Friuli Venezia Giulia possa essere comunque raggiunto».
Un soggetto unico, aggiunge, «avrebbe sancito il pari ed equilibrato diritto di Gorizia, di Trieste, di Udine e di Pordenone di essere presenti nella Giunta camerale. E parallelamente quella nostra ipotesi avrebbe salvaguardato la Commissione d’esame del Fondo Gorizia. L’assessore riconosce infine che quanto deciso «rappresenta una soluzione che chiaramente anche una parte di territorio ha difeso».
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