Camera di commercio: entrate tagliate del 50%

Preoccupa il dimezzamento del diritto annuale da parte delle imprese voluto dal Governo. Il presidente dell’ente camerale Gianluca Madriz: «A rischio il ruolo svolto dalla Cciaa»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia Situazione economica provincia © Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia Situazione economica provincia © Foto di Pierluigi Bumbaca

«Così si rischia di mettere a repentaglio il ruolo svolto dalla Camera di commercio».

Gianluca Madriz, che dell’ente camerale è il presidente, è corrucciato, oltre ad essere molto preoccupato. E il suo sentire trova ampia giustificazione dagli eventi. I contenuti dei recenti provvedimenti legislativi del Governo in materia di Camere di commercio e le relative ripercussioni sul bilancio e sull’attività del sistema camerale goriziano sono stati, infatti, oggetto di una puntuale e scrupolosa disamina da parte della Giunta camerale nella sua ultima seduta. L’organo esecutivo, infatti, è stato chiamato a valutare «con urgenza e senso di responsabilità» sia la proposta di disegno di legge delega che fissa i principi di riordino del sistema camerale, sia, soprattutto, il decreto legge che prevede una drastica riduzione del 50% delle entrate dell’ente relative al pagamento del diritto annuale da parte delle imprese. Ed è qui che nascono le preoccupazioni di Madriz e della giunta camerale. Che fanno sapere: si può condividere una volontà riformatrice che va nel verso di ottimizzare l’efficienza e l’efficacia delle azioni delle Camere di commercio verso le imprese, interlocutori istituzionali delle stesse, riforma, comunque, che dovrà tener conto di situazioni specifiche dei singoli territori e della necessità di tutela delle peculiarità del loro tessuto imprenditoriale. Non è, invero, assolutamente sostenibile una riduzione in corso d’esercizio, del 50% della principale voce di entrata della Camere di Commercio. Se la stesura definitiva del decreto seguirà i contenuti della bozza, la Camera di commercio di Gorizia, nell’immediato, deve rivedere in toto i cardini su cui era ancorata la sua attività a favore dello sviluppo economico della provincia di Gorizia. In soldoni, il taglio ammonterebbe a 1,2 milioni all’anno (1.263.500 euro nell’ultimo bilancio).

«Con tale riduzione viene messo in serio dubbio il ruolo svolto finora dall’ente camerale – afferma il presidente della Cciaa, Gianluca Madriz, a nome dell’intera Giunta camerale – ruolo inteso come motore di crescita imprenditoriale e sviluppo socio/economico dell’Isontino. In buona sostanza – continua Madriz – dovremo uscire subito dal Consorzio per lo sviluppo del polo universitario, dal Ceta, dall’Isig, dal consorzio “Gorizia e l’Isontino”. Non solo: dovremo dismettere, nell’immediato, la Casa dell’agricoltura di Cormons, la Casa dello studente di Gorizia, la sede del Confidi, l’immobile dell’ex Centro servizi agricoli di Lucinico, il complesso del quartiere fieristico di via della Barca, oltre che ridurre gli interventi contributivi a favore dell’economia, in particolare quelli di sostegno ai cinque Comuni maggiori della provincia e a favore delle associazioni di categoria».

Insomma (e il segretario generale della Cciaa Pierluigi Medeot non lo nasconde) si profilerebbe un’autentica mazzata. «Le risorse della Camera così ridotte non consentirebbero di sostenere le spese afferenti le tematiche appena elencate. Quello che più dispiace – continua il presidente Madriz – è il fatto che viene meno anche la possibilità di sostenere lo sviluppo industriale dell’aeroporto Duca d’Aosta di Gorizia, non avendo le risorse per acquisire le partecipazioni azionarie dei soci che le hanno dismesse. Giocoforza andrà rivista anche la politica del Fondo Gorizia, soprattutto in tema di sostegno delle infrastrutture socio economiche, che opera, come noto, nel sistema camerale».

«Mi auguro – conclude il presidente – che la volontà di dialogare del Governo con l’Unioncamere nazionale porti ad un ragionamento di riforma razionale che contempli, nel tempo giusto e nei termini adeguati, i corretti contenimenti di costi non a discapito dell’attività degli enti camerali a favore del sistema economico di riferimento».

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