Camera con vista sulle navi. Ecco l’albergo operai rinato

MONFALCONE L’enorme palazzo dell’ex albergo operai non ospita più solo il Museo della Cantieristica. Da pochi giorni ad affiancarlo c’è il Nuovo albergo operai, realtà ricettiva realizzata dalla società edile della famiglia Giachino, impegnata da sempre nel recupero dello storico edificio. L’albergo, un tre stelle collocato in posizione strategica rispetto l’ingresso dello stabilimento Fincantieri e, pure, di quello di Nidec Asi, avrebbe dovuto debuttare oltre un anno fa.
«Alla fine ce l’abbiamo fatta», dice sorridendo Silvano Giachino, che nell’hotel si impegnerà di persona. A scegliere il nome è stato il padre, Giuseppe Giachino, fondatore della società edile Regal Villa Costruzioni di Enna. «Ci ha sempre tenuto alla storia di questo edificio – afferma – e quindi chiamarlo Nuovo albergo operai ci pareva giusto per mantenere un legame con il passato». Il logo è comunque la prua stilizzata di un transatlantico. Compare sul totem e sulle bandiere che indicano la presenza, discreta, dell’albergo. L’edificio è del resto vincolato e Giachino sottolinea di non aver nemmeno provato a chiedere la possibilità di installare un’insegna luminosa.
L’albergo si sviluppa in verticale, nello “spigolo” del palazzo affacciato su via del Mercato, occupando circa 3mila metri quadri tra spazi strettamente ricettivi (le stanze sono 45 per un totale di 84 posti letto, collocate su tre piani), quelli comuni al piano terra, come reception e spazio per le colazioni, e a uso pubblico. Nella zona dell’ingresso è stata ricavata una sala conferenze, utilizzabile anche per incontri di formazione, oltre al ristorante. In parte già arredato, ma in attesa di un gestore esterno. «Stiamo cercando un professionista in grado di curare il servizio, per gli ospiti dell’albergo e non solo», spiega Giachino. Anche il bar è in fase di allestimento. Il locale i apre ed è accessibile dalla corte interna e quindi dal giardino Dante Fornasir, che precede l’ingresso del MuCa. In sostanza, una volta aperto, sarà il bar più vicino all’entrata al cantiere navale, oltre che al Museo della Cantieristica, inaugurato lo scorso giugno.
Come all’interno del MuCa, comunque, la storia, rispettata, lascia il passo, dove necessario, alle esigenze attuali. Le piccole “celle” in cui era suddiviso il palazzo prima delle ristrutturazione, cioè le stanze di pochissimi metri quadri in cui alloggiavano gli operai celibi, hanno lasciato strada a camere con buone metrature, soprattutto per quel che riguarda i servizi. La classificazione è comunque quella di albergo a tre stelle. «L’abbiamo scelta – spiega ancora Giachino –, soprattutto perché non volevamo appesantimenti sugli impegni formali, come l’obbligo di tenere aperta la reception 24 ore su 24. E poi comunque ormai si guarda più alle recensioni on line che alle stelle». L’obiettivo è quello di attirare chi a Monfalcone ci arriva per motivi di lavoro, ma non solo. «Siamo sempre in una posizione baricentrica rispetto a Trieste e Grado-Aquileia e siamo “vicini” del MuCa», conclude Giachino, che conferma, inoltre, si la disponibilità a occuparsi dell’area esterna, giardino compreso, per mantenerla in condizioni decorose. L’accesso al parcheggio che serve sia l’albergo sia il MuCa presto sarà invece regolato da sbarre, in modo da evitare occupazioni improprie.
Il resto dell’enorme palazzo, vale a dire qualcosa come oltre 10mila metri quadri, resta intanto al grezzo, in attesa di un utilizzo. La proprietà, cioé Fincantieri, ha tutte le carte in regola per un uso direzionale dei due lotti di cui è “titolare”, ma non ha mai dato seguito all’iter urbanistico che nel 2013 ha visto approvare anche una variante al Piano regolatore con il trasferimento degli uffici di progettazione dalla sede di Trieste a Monfalcone. Un’ipotesi che, quando ventilata, non ha mancato di raccogliere opposizioni nel capoluogo regionale. Prima di pensare al trasferimento di oltre 600 addetti a Panzano andrebbe inoltre sciolto il nodo parcheggi.
Riproduzione riservata © Il Piccolo