Cambio della guardia in piazzale Europa, Fermeglia lascia e va in anno sabbatico

TRIESTE. Cerimonie non ce ne saranno. Solo un brindisi fugace con i collaboratori più stretti. La stola di ermellino è già in pulitura, i due scatoloni con le cose più care sono già nel suo studio. E pure il ritratto, della pittrice veneziana Erica De Rosa, è già appeso nella stanza dei rettori. Per Maurizio Fermeglia sono gli ultimi due giorni prima di terminare il mandato di sei anni da rettore all’Università di Trieste.
Il testimone passa ufficialmente a Roberto Di Lenarda dal primo di agosto. Data insolita (il passaggio normalmente avviene tra ottobre e novembre), che risale ancora al fatto che il predecessore di Fermeglia, Francesco Peroni, aveva interrotto l’incarico in anticipo per entrare a far parte della giunta Serracchiani.
Due giorni dunque e Fermeglia abbandonerà l’ufficio “presidenziale”, che il suo successore troverà tale e quale. Una mano di pittura non è stata necessaria: «Deciderà il mio successore se ridipingerlo, anche se sarà difficile, è rivestito con lo spatolato veneziano», dice sorridendo. E dopo che farà? «Tornerò a fare ricerca», ma non subito a insegnare Ingegneria chimica, perché ha deciso di prendersi un anno sabbatico.
Per il post agosto, i programmi sono già ben delineati. «Riprenderò in mano tematiche che ho parzialmente lasciato in disparte, come le nanotecnologie, la modellistica molecolare di scala - afferma -. Lo farò stabilendo rapporti con l’Accademia delle scienze di Pechino, alcune università americane e polacche. Ho in previsione a novembre incontri in Cina e Usa».
Soddisfatto per aver portato a termine i due principali obiettivi - sviluppare maggiormente nell’ateneo la ricerca e l’internazionalizzazione - ha già intanto praticamente concluso le ultime incombenze. «C’erano pratiche da sbrigare, sto terminando i documenti per il prossimo rettore, scritti in modo chiaro, con l’elenco dei dossier aperti – racconta -. Sono giorni di relax, diciamo, questi ultimi. Infatti oggi e domani sono in ferie».
Il prossimo mese sarà dedicato alle vacanze estive con destinazione Dolomiti. «Dopo aver scalato l’Adamello, posso farcela»: il riferimento è alla spedizione scientifica che ha condotto la scorsa settimana sui cambiamenti climatici, Climbing for Future, promossa in particolare dalle Università di Brescia e di Trieste.
Nelle ultime giornate, prima di ritirarsi, si è occuato anche di presenziare a un’audizione in Regione, dove ha riassunto i risultati principali di mandato. «Sono stato soddisfatto - afferma a tal proposito il professore - perché tutti si sono complimentati, non ho avuto alcuna obiezione». Così come ha relazionato il cda dell’università. Il bilancio di sei anni, infatti, è positivo, secondo Fermeglia.
«I risultati portati a termine sono legati principalmente a ricerca e internazionalizzazione dell’ateneo: nel definire la strategia del nostro ateneo, sei anni fa sono partito dall’analisi geopolitica di Trieste per trarne vantaggio e intrattenere rapporti con paesi vicini e lontani. Tutto questo per attrarre studenti, soprattutto stranieri, e migliorare le capacità di attirare finanziamenti per progetti e in questo abbiamo avuto ottimi esiti. I ranking parlano da soli: tra questi, l’ateneo triestino rientra tra le prime dieci università italiane. Sui bandi siamo molto competitivi, perché siamo riusciti a ottenere da 1 milione di euro nel 2015 a 10 milioni nel 2017».
Il capitolo internazionalizzazione si è «sviluppato e lo si è visto con l’arrivo di studenti stranieri, il 9% da noi, più del doppio della media italiana. Lascio dunque un ateneo solido – ribadisce -, capace di investire e innovare, con un bilancio che prevede un patrimonio netto 40 milioni euro, di cui 9 liberi, disponibili a investimento, che la società di revisione Kpmg, e questa è una notizia fresca, ha certificato, poche sono le università che possono contare su questa certificazione».
Rimpianti? «Avrei voluto fare altre cose ma la mancanza di risorse ci ha bloccato: siamo un Paese che crede poco nell’alta educazione».
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