Cambi di casacca e feeling ritrovati nel nuovo assetto di piazza Oberdan
Unione slovena e Pd ai ferri corti dopo lo strappo di Gabrovec. Azzurri e Progetto Fvg “flirtano”. E resta l’incognita Saro
Il consiglio regionale
TRIESTE Un’alleanza storica che potrebbe rompersi nel centrosinistra. Due movimenti rivali che si avvicinano per affrontare il riassetto dei moderati del centrodestra. Una personalità scomoda che tesse il filo per creare un nuovo gruppo consiliare che sarebbe spina nel fianco della giunta. Senza dimenticare la necessità di chiudere il fronte apertosi dopo Natale sul presidente del Consiglio Piero Mauro Zanin. L’inizio del 2020 in piazza Oberdan si preannuncia piuttosto scoppiettante.
Il caso Gabrovec
Il futuro del rapporto fra Pd e Unione slovena sarà chiaro l’8 gennaio, dopo la riunione del gruppo consiliare dem, che ospita Igor Gabrovec in quota Slovenska Skupnost. Il Pd è irritato per l’assenza di Gabrovec nella seduta dell’Ufficio di presidenza che ha nominato Fabio Carini e Pierluigi Molinaro (quest’ultimo sub iudice) ai vertici della comunicazione di piazza Oberdan, ritenuto un favore fatto al centrodestra, incerto sulla conta dei voti.
«In Ufficio di presidenza – scandisce Cristiano Shaurli – non si rappresenta sé stessi ma la sensibilità dell’intera minoranza». Parole spese dal segretario del Pd Fvg, che a inizio legislatura ha voluto l’ingresso dell’esponente sloveno a scapito dei Cittadini. La riunione sarà occasione per trattare la linea dell’Us, mai alleata del Pd alle ultime comunali, in cui la lista ha stretto anche alcuni accordi con esponenti leghisti. Difficile dire se Gabrovec si cospargerà il capo di cenere, dopo aver già aperto al passaggio ai friulani del Patto per l’autonomia.
Nemici-amici
È un ricordo il «Sergio Bini chi?» , pronunciato dal vicepresidente Riccardo Riccardi ogni volta qualcuno gli domandava se la civica Progetto Fvg rappresentasse un pericolo per Forza Italia. Ora i due membri della giunta flirtano che è un piacere e lavorano per federare i rispettivi gruppi consiliari, che contano quattro eletti ciascuno.
L’operazione è resa possibile dall’espulsione dalla civica di Ferruccio Saro. Eliminato il segretario e nemico numero uno dello stato maggiore forzista, la coordinatrice azzurra Sandra Savino ha dato il via all’operazione, che ha avuto la benedizione di Fedriga, ben contento di poter contare su una gamba moderata allineata alla guida leghista. I giochi al centro non finiscono qui: lo spostamento dei senatori azzurri Franco Dal Mas e Laura Stabile nella corrente di Mara Carfagna è determinata proprio dalla necessità di impedire a Saro di dialogare con i segmenti del partito già in cammino verso un postberlusconismo che non arriva mai.
Le sette vite di Saro
Saro però a mollare non ci pensa proprio. Ha raccolto i fedelissimi e cominciato a strutturare un nuovo movimento con l’obiettivo di stare nel centrodestra rivendicando autonomia dalla Lega. Per incidere serve però un gruppo consiliare. Emanuele Zanon è pronto a lasciare Progetto Fvg appena arriverà il segnale ed emissari sariani hanno lanciato ponti verso Walter Zalukar, subentrato al condannato Piero Camber e subito passato da Forza Italia al Gruppo misto in polemica con la riforma sanitaria.
Per creare una nuova formazione in Consiglio servono tre elementi. Saro guarda allora a Giuseppe Sibau, unico eletto fra i tondiani di Autonomia responsabile, ospitato dal gruppo di Progetto Fvg e corteggiato sia da Fratelli d’Italia che dalla Lega. Sibau per ora rimane al suo posto, mentre l’asse Bini-Riccardi e lo stesso Fedriga fanno garbate pressioni perché il consigliere non si faccia tentare da Saro. Ma la tentazione c’è e Sibau non la nasconde, a patto che ci sia il benestare di Fedriga,poco interessato però a veder nascere un gruppo ubbidiente a Saro.
I grattacapi di Zanin
Nel mondo politico regionale si dà intanto già per concluso l’avvicinamento politico fra Saro e Zanin, immaginato dall’ex senatore come frontman del suo nuovo progetto moderato. Nel rapporto fra i due hanno pesato le nomine recenti e il caso del doppio incarico detenuto da Zanin, presidente dell’Aula e contemporaneamente direttore in servizio dell’azienda dei rifiuti di Lignano.
Ma se il doppio ruolo sembra più un problema di opportunità e una fonte di potenziali conflitti di interesse, a breve il cda della società Mtf si riunirà per decidere come gestire il parere legale che considera irregolare l’assunzione di Zanin, per l’impossibilità di cumulare la posizione di direttore con quella di amministratore unico di una società. Zanin rischia il posto e la restituzione di quasi due anni di stipendio da 80 mila euro lordi. —
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