Caltagirone su Generali. E il mercato lo premia

Continua l’acquisizione da parte dell’imprenditore romano che ha deciso di ridisegnare il suo impero. Donnet: puntiamo all’efficienza e al taglio dei costi
La bandiera di Generali sulla sede triestina
La bandiera di Generali sulla sede triestina

MILANO. I movimenti nell'azionariato di Generali fanno bene al titolo, che ieri ha chiuso la seduta in rialzo dello 0,56%, in controtendenza rispetto al -0,62% messo a segno dal Ftse Mib. Segno che per il mercato la crescita di Francesco Gaetano Caltagirone nel capitale del gruppo triestino potrebbe continuare.

Con due distinte operazioni e un esborso di 10,43 milioni di euro, il costruttore romano e vice presidente della compagnia è salito al 3,19% dell'azionariato, diventando così il secondo socio del Leone. Finora la piazza d'onore era detenuta dalla Delfine di Leonardo Del Vecchio, fermo al 3,16%. Secondo rumors di mercato, la crescita di Caltagirone potrebbe proseguire fino a raggiungere il 5%, di pari passo con la discesa dell'azionista di riferimento, Mediobanca, che dovrebbe ridurre la partecipazione fino al 10% nell'ambito del suo piano di rifocalizzazione sul core business. Alcune voci attribuiscono il dinamismo dell'imprenditore romano a un disegno di riassetto complessivo del sistema finanziario italiano che potrebbe un giorno arrivare fino alla fusione tra Unicredit, Mediobanca (partecipata dalla prima) e Generali. Uno scenario complicatissimo da realizzare oggi, ma che non può essere escluso nel medio periodo. Restando ai fatti c'è che i movimenti di riposizionamento sono iniziati e il primo a muovere le pedine è uno degli imprenditori più liquidi della Penisola (intorno ai 2 miliardi di euro), che è anche azionista di Unicredit.

Per altro, da qualche tempo Caltagirone ha iniziato a ridisegnare il suo impero fatto di costruzioni, cemento, immobili, media e partecipazioni finanziarie. L'obiettivo è limitare progressivamente il focus su Roma (per altro, la neo sindaca Virginia Raggi ha già fatto sapere di voler porre un freno alla cementificazione della capitale) e sull'Italia in generale, per assumere un profilo più internazionale. In questo quadro può essere inquadrata anche la crescita nel capitale di Generali, che a sua volta sta sempre più assumendo le caratteristiche di un gruppo globale delle assicurazioni. L'ampia disponibilità di liquidità di cui è già detto gli consente di accumulare nelle fasi di debolezza delle quotazioni, con l'auspicio di una rivalutazione quando il piano messo a punto dal management triestino entrerà nel vivo. Nei giorni scorsi il group ceo Philippe Donnet ha ribadito che i focus della compagnia saranno l'efficienza, il taglio costi e la crescita nel ramo danni, dato che lo scenario dei tassi ai minimi riduce le possibilità di rendimento attraverso gli investimenti nei titoli di Stato. Secondo gli analisti di Websim, comunque, è ancora presto per riconsiderare il potenzialità del titolo, tanto che la raccomandazione resta "neutrale", con target price a 15,50 euro. Considerato che la chiusura di ieri è stata a quota 12,58, vuol dire una possibilità di rivalutazione superiore al 20%.

Attualmente Generali quota a sconto sia rispetto all'indice dei maggiori titoli europei (l'Eurostoxx) sia nei confronti dei competitor proprio per qualche riserva relativa alla redditività attesa e alla forte esposizione verso il ramo vita. Per JPMorgan, il gruppo triestino è tra i più esposti all'eventuale uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea (si vota oggi) perché ha "un ampio portafoglio vita in Spagna e Italia" e si è sempre mostrato sensibile ai movimenti dello spread. Tuttavia per Banca Imi la volatilità di breve è destinata a lasciar spazio alla ripresa del valore azionario nel medio periodo, tanto che il titolo si vede assegnare la raccomandazione "buy", accompagnata da un prezzo obiettivo di 18,3 euro.

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