Calcio giovanile, allenatore schiaffeggia genitore

Parapiglia a Gradisca. Il protagonista è il tecnico dei giovanissimi dell’Ism Lugnan: «Ho sbagliato e ho già chiesto scusa». La società: «Verificheremo»
Manzano, 12 gennaio 2013..Calcio - Dilettanti..Manzanese (arancio) vs Rivignano (nero-blu)..Nella foto l'allenatore della Manzanese..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Manzano, 12 gennaio 2013..Calcio - Dilettanti..Manzanese (arancio) vs Rivignano (nero-blu)..Nella foto l'allenatore della Manzanese..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

GRADISCA. Qualche critica troppo pesante da parte di un genitore, l'allenatore non ci vede più e reagisce a schiaffoni. Le parti poi in realtà si chiariscono - tant'è vero che in vista non c'è alcuna denuncia - ma gli altri genitori non ci stanno. «La cosa non deve passare sotto silenzio: si prendano provvedimenti nei confronti del mister», chiedono in una lettera inviata alla Procura sportiva, al comitato provinciale della Figc e agli organi di informazione.

Questa in sintesi la dinamica del caso scoppiato in queste ore a Gradisca, per la verità a una decina di giorni dall'accaduto. Il fatto si è verificato domenica 22 novembre, al termine del match di calcio giovanile fra la compagine locale dell'Itala San Marco e il CjarlinsMuzane, valida per il campionato Giovanissimi regionali. Forse per la tensione della gara, forse per il deludente risultato finale (la sconfitta per 1-4 dei padroni di casa), fatto sta che nel parcheggio dello stadio Colaussi i nervi sono tesi: vengono in contatto il genitore di un atleta gradiscano e mister Luca Lugnan, ex calciatore professionista (un bomber con oltre 200 gare fra B e C, vestendo fra gli altri i colori di Udinese, Catanzaro e Catania).

Dall'alterco alle vie di fatto è un attimo, con il tecnico che rifila qualche ceffone al suo “contestatore”. «Un inqualificabile ed increscioso episodio di violenza – scrivono oggi nella lettera alcuni familiari di ragazzi dell'ISM – che ha avuto per testimoni numerosi genitori. Riteniamo che il fatto vada condannato: si parla tanto di educare i ragazzi, e di come sui campi da gioco spesso tanti genitori siano un cattivo esempio per i figli. Stavolta invece è successo che un educatore che vende la sua professionalità abbia dato un esempio da bullo di strada. Non spetta a noi giudicare l'episodio, che rischiava pero' di passare sotto silenzio e finire nel dimenticatoio. Speriamo che la giustizia faccia il proprio corso».

Più che la giustizia, però, pare che nel frattempo abbia già fatto il proprio corso il buonsenso dei due interessati. Mister Lugnan non nasconde l'accaduto e commenta con amarezza. «È evidente che ho sbagliato: alzare le mani è sempre qualcosa di deprecabile, mi spiace infinitamente di avere perso la testa. Ma la verità è che con il genitore mi sono chiarito già il giorno successivo. Ci sono state scuse e spiegazioni reciproche. Nel frattempo abbiamo già giocato un'altra gara e tutto è tornato alla normalità. Il calcio è la mia vita e il mio lavoro, quando la mia moralità viene messa in discussione tendo a diventare sanguigno, ma questo certo non è un'attenuante. Detesto frequentare i chioschi dopo le partite proprio perché nel calcio giovanile c'è un'esasperazione incredibile. Ad ogni modo – conclude – con il padre del ragazzo ci siamo ripromessi di bere una birra assieme. Non capisco allora perché terze persone abbiano voluto mettersi in mezzo, a scoppio ritardato, in una questione privata e risolta».

Dal canto suo la società ISM Gradisca condanna l'accaduto. «Si tratta di un episodio grave – spiega il club in una nota – perché la violenza nulla ha a che fare con i principi educativi che storicamente cerchiamo di portare avanti. Nessun dirigente del club ha assistito ai fatti, avvenuti privatamente nel parcheggio. Sono dunque in corso tutte le opportune valutazioni sul reale svolgimento dei fatti ed eventuali provvedimenti. Quel che è certo è che le parti si sono spontaneamente chiarite senza neppure che la società dovesse esortarle a farlo, né abbiamo notizia di una querela in atto».

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