Calca in bus e utenti lasciati giù. A Trieste la ripartenza delle scuole pesa
TRIESTE Ore 8.42. Fermata di via dell’Istria angolo via di Rivalto, dopo la scuola Slataper. Su un bus della linea 10, che collega Valmaura al centro, con capolinea in piazza Tommaseo, la gente è accalcata. Si tratta in particolare di studenti, che superano la linea gialla: appena qualche centimetro li separa dalla porta posteriore del bus. «Situazione ora. Una vergogna. E molta gente è rimasta giù. Questo ogni giorno». Così un passeggero, che immortala quel momento con alcuni scatti.
E non è un caso isolato. La scena si ripete anche su altre linee. Le più critiche sono la 14, la 5, la 1 e la 22. Ieri, ad esempio, proprio su un mezzo della 22 che da piazza Libertà va fino a Cattinara, alle 13.30 circa le persone viaggiavano una attaccata all’altra. Solo nella parte finale di via Revoltella si è poi iniziato a registrare un po’ di distanziamento. Episodi che dimostrerebbero come sui mezzi di trasporto pubblico urbano non venga sempre rispettato il limite della capienza massima pari all’80%, dettato dalle linee guida dell’ordinanza ministeriale sulla base del dpcm del 7 settembre e recepito poi dalle Regioni.
In effetti Trieste Trasporti deve fare i conti con un numero di passeggeri che in questa ultima settimana e mezza è sicuramente aumentato: è l’effetto scuola. Se però la soglia dell’80% in questi casi è stata superata, è difficile dirlo, visto che nelle scene registrate, nessuno si è messo a contare uno a uno i passeggeri. Certo è che paiono episodi da era pre-Covid, quando il distanziamento non era necessario.
Ma perché la gente è accalcata sui bus? È forse un problema di corse che saltano e quindi di passeggeri che si accumulano alle fermate? «No - risponde il presidente di Trieste Trasporti, Pier Giorgio Luccarini -, anche se su seimila corse al giorno è fisiologico che ne salti una, per un guasto a un mezzo o perché su 600 autisti è ovvio che uno si ammali all’improvviso. L’organico però non riscontra problemi: abbiamo fatto otto assunzioni una settimana fa, quelle che mancano si contano sulle dita di una mano».
Trieste Trasporti ha al contrario la prova che la soglia dell’80% non sia stata superata: «Ogni bus ha un contapasseggeri: abbiamo registrato una media massima di occupazione dei mezzi pari al 60%, con punte del 75%», sottolinea Luccarini, che aggiunge: «Anche io ho ricevuto una foto nei giorni scorsi in cui pareva che la gente fosse accalcata. Abbiamo verificato e in quel caso si registravano ingressi pari al 57% della capienza». Sorge spontanea, a questo punto, la seguente considerazione: se c’è tale strumento, è facile dunque capire fin da subito se il bus è al completo e di conseguenza gestire la situazione da parte dell’autista. Ma Luccarini spiega invece che ciò non è possibile: «L’autista non può vedere tali dati in tempo reale. E poi, in ogni caso, l’autista deve guidare e basta, non possiamo chiedere loro anche di controllare quante sono le persone a bordo. Il mestiere di guidare è già abbastanza».
Resta quindi ancora l’incognita, palesatasi già subito dopo l’emanazione dell’ordinanza, su chi deve monitorare la percentuale richiesta dal governo. Lo stesso prefetto Valerio Valenti aveva affermato nei giorni scorsi l’impossibilità di caricare di questo compito le forze dell’ordine. La polizia locale segnala inoltre la complessità di eseguire un controllo ad hoc, poiché è necessario organizzare tale compito in borghese. E, volendo comunque effettuarlo, nel caso di trasgressione ovvero di bus stracolmo - visto che tutte le sedute ora sono fruibili -, è difficile dire di chi è la colpa: degli utenti presenti o dell’autista? Non si pongono questioni di questo tipo invece quando un passeggero viene sorpreso senza mascherina: la Polizia locale ha elevato ad esempio una sanzione da 533 euro proprio ieri. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo