Calano le quote di Hera e Trieste “perde” la presidenza Acegas
TRIESTE I Comuni di Trieste e di Padova hanno venduto o sono in procinto di vendere un bel po’ di azioni Hera per finanziare i loro programmi di opere pubbliche, quindi la loro partecipazione nella holding Hera si è «significativamente ridotta». Ne consegue che il patto parasociale, che regola il vertice della controllata AcegasApsAmga, non farà più scattare il meccanismo adottato da quindici anni a questa parte nell’abituale suddivisione dei compiti, cioè presidenza a Trieste e amministratore/consigliere delegato a Padova. Meno azioni, meno peso, meno cariche: Bologna non fa sconti. Così la cosiddetta “Convenzione 2018” sarà diversa dalla precedente sottoscritta nel 2012: il patto è scaduto e va rinnovato attualizzandolo al contesto esistente.
Considerando anche le cessioni di titoli prenotate ma non ancora eseguite, Trieste dovrebbe scendere sotto il 4% e attestarsi poco sopra il 3%, Padova resterà al 3%, Udine - che non ha toccato il “tesoretto” - è arroccata al 2,9%. Trieste e Padova, permanendo oltre il barrage del 3%, riescono comunque a difendere il posto nel cda Hera (Trieste è rappresentata dalla leghista Federica Seganti).
Il consiglio di amministrazione AcegasApsAmga continuerà a essere composto da 7 membri (4 Hera e uno ciascuno i Comuni di Trieste, Padova, Udine) ma la presidenza non sarà più assegnata a Trieste “in automatico” perché il patto parasociale non lo prevede. Quindi, all’assemblea di primavera 2019 per il rinnovo delle cariche sociali, l’oroscopo sarà totocalcistico: 1X2. Parola al board, dove Hera detiene la maggioranza. Anche perché, rispetto al passato, c’è un nuovo soggetto: il Comune di Udine.
Sono fonti aziendali che contribuiscono a chiarire un piccolo thriller risalente alla giunta di lunedì scorso, quando il sindaco Roberto Dipiazza ha portato la delibera avente per oggetto “approvazione del patto parasociale per la disciplina della corporate governance di AcegasApsAmga”. Delibera che, una volta varata dalle tre giunte triestino-padovano-udinese, autorizzerà alla firma i rispettivi sindaci, ovvero Dipiazza (centrodestra), Sergio Giordani (centrosinistra), Pietro Fontanini (Lega-centrodestra). Il vicesindaco leghista Paolo Polidori ha chiesto un rinvio dell’approvazione, ritenendo che l’argomento avesse pertinenza politica, dunque avrebbe necessitato un passaggio tra i partiti. In effetti il testo della delibera non prevede il tradizionale riparto presidente-amministratore delegato tra Trieste e Padova. A differenza di quanto è disposto per i sindaci (revisori) che invece hanno la casella territoriale: in tutto sono cinque, tra effettivi e supplenti, due sono spettanza triestino/padovana e tre vanno alla controllante Hera.
La delibera, fermata da Polidori, riprenderà il cammino giuntale lunedì 26: alla luce della spietata logica dei pacchetti azionari, il “Cencelli Trieste” rischia di perdere una sedia. —
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