Calano i croati in Bosnia, ma chiedono il riconoscimento

Domanda ufficiale dal Consiglio di Mostar per la revisione della Costituzione: «Vogliamo essere entità».. La presidente Grabar-Kitarovi„ soffia sulla brace e scontenta Sarajevo
03 Mar 2015 --- (150303) -- SARAJEVO, March 3, 2015 (Xinhua) -- Visiting Croatian Presidenct Kolinda Grabar-Kitarovic (2nd L) meets members of Presidency of Bosnia and Herzegovina (BiH) Bakir Izetbegovic (R), Dragan Covic (L) and Chairman of Presidency Mladen Ivanic (2nd R), on March 3, 2015, in Sarajevo, BiH. (Xinhua/Haris Memija) --- Image by © Haris Memija/Xinhua Press/Corbis
03 Mar 2015 --- (150303) -- SARAJEVO, March 3, 2015 (Xinhua) -- Visiting Croatian Presidenct Kolinda Grabar-Kitarovic (2nd L) meets members of Presidency of Bosnia and Herzegovina (BiH) Bakir Izetbegovic (R), Dragan Covic (L) and Chairman of Presidency Mladen Ivanic (2nd R), on March 3, 2015, in Sarajevo, BiH. (Xinhua/Haris Memija) --- Image by © Haris Memija/Xinhua Press/Corbis

TRIESTE. Non c’è pace in Bosnia-Erzegovina. Il Consiglio nazionale croato di Mostar ha inviato a Sarajevo la richiesta ufficiale di una riforma costituzionale nella quale si preveda che anche i croati vengano promossi al rango di entità come lo sono attualmente i bosgnacchi e i serbi. La miccia è stata innescata dall’attuale presidente della Croazia, Kolinda Grabar-Kitarovi„ la quale, quando era ancora in campagna elettorale si recò in Erzegovina (ricordiamo che i cittadini croati dell’Erzegovina votano a politiche e presidenziali in Croazia) dove ad alata voce proclamò che è oramai giunto il tempo che anche i croati diventino entità della Bosnia-Erzegovina. Le parole suscitarono non poco clamore a Sarajevo e, dopo le proteste, la stessa Grabar-Kitarovi„ spostò il tiro affermando che il problema andava trattato più a livello delle unità federali che dell’entità.

Il paradosso, che fanno notare a Sarajevo, è che negli ultimi anni il numero dei croati in Bosnia-Erzegovina è drasticamente calato. Lo stesso arcivescovo cattolico di Sarajevo, il cardinale croato, Vinko Pulji„ non perde occasione di rimarcare come il numero dei croati nel Paese è diminuito di quasi mezzo milione di unità e afferma, a fronte di questo fenomeno, che «Zagabria - come rileva il Delo di Lubiana - deve rendersi conto che se non ci saranno più croati in Bosnia-Erzegovina anche la Croazia non ci sarà più». Parole che trovano il loro significato nell’opinione comune (croata) che l’Erzegovina è la culla della croaticità.

Parole che a Zagabria, con la Grabar-Kitarovi„ al Pantov›ak, sfondano porte aperte. Non a caso la neo presidente croata ha affermato che la politica ufficiale della Croazia nei confronti della Bosnia-Erzegovina è stata fin qui «dichiarativa, protocollare e improntata unicamente a far fotografare i politici». Per questo la recente visita della neo presidente a Sarajevo era molto attesa sia dalle istituzioni della Bosnia-Erzegovina, sia dai croati dell’Erzegovina che hanno avuto un ruolo determinante nell’elezione della stessa Grabar-Kitarovi„ a capo dello Stato. Orbene proprio prima di recarsi a Sarajevo la Grabar-Kitarovi„ ha affermato che «la Croazia è molto interessata alla stabilità della Bosnia-Erzegovina al suo ingresso nell’Ue e nella Nato, ma guarda soprattutto a un’uguaglianza costitutiva di tutti e tre i popoli incluso quello croato».

Aggiungendo poi quando era nella capitale bosniaca che «avrebbe visto volentieri un accordo tra i tre popoli costitutivi e le minoranze per una nuova amministrazione della Bosnia-Erzegovina». Se ciò non fosse possibile, ha aggiunto, la Croazia dovrebbe stimolare la comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti, a un aggiornamento degli accordi di Dayton. Se anche questo non portasse a un accordo allora Zagabria sosterrà la richiesta che anche i croati diventino entità costitutiva della Bosnia-Erzegovina.

Parole che, ovviamente, sono state una sorta di schiaffo in faccia a molti schieramenti politici bosniaci che hanno reagito denunciando l’intromissione della Grabar-Kitarovi„ nella politica interna di Sarajevo. Ma, intanto, il sasso è stato lanciato.

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