Calano del 7% gli italiani in Croazia

Sono meno di 18mila con un’età media di 50,3 anni. Il deputato Radin: «I giovani vanno in cerca di fortuna all’estero»
Lasorte Trieste 03/09/11 - Pola, Visita Napolitano,
Lasorte Trieste 03/09/11 - Pola, Visita Napolitano,

FIUME. Gli italiani che vivono in Croazia sono 17 mila e 807, per un calo di 1829 connazionali rispetto al 2001, quand’erano 19.636: il 9% in meno in dieci anni. Ieri l’Istat croato ha finalmente comunicato sul suo sito web (www.dzs.hr) i dati ufficiali del censimento della popolazione, nuclei familiari e abitazioni, svoltosi nell’aprile del 2011. La diminuzione del numero di italiani residenti in Istria, Quarnero, Dalmazia e Slavonia era prevedibile, praticamente scontato, frutto non solo di una popolazione sostanzialmente vecchia – età media 50,3 anni – ma anche di un fenomeno presente soprattutto negli ultimi 20 anni: la migrazione all’estero, specie in Italia, per un lavoro meglio remunerato che in Croazia. Inoltre il censimento 2011 ha presentato una novità rispetto alla penultima inchiesta di 10 anni prima: all’epoca era accettata la doppia residenza e i connazionali all’estero potevano essere censiti anche se vivevano oltreconfine. L’anno scorso, se il tale non era a casa, niente censimento. L’Istria è come sempre la contea regina in quanto a connazionali, con 12 mila e 543 unità, il che costituisce il 6 per cento della popolazione complessiva nella Penisola.

Dieci anni prima i connazionali erano 14.284 (-1741), ossia il 7%. La regione del Quarnero conta 3429 connazionali (1,16%), nel 2001 erano 3539 (pure 1,16%) e dunque la contrazione in questa regione nord-adriatica non è consistente come in Istria. Al terzo posto nella graduatoria delle presenze dei connazionali la regione di Požega, in Slavonia, con 592 italiani. Come noto, sono i discendenti di bellunesi e pordenonesi stabilitisi in quest’area nella seconda metà del XIX secolo. Queste le presenze italiane nelle quattro contee della Dalmazia: 123 a Zara, 42 a Sebenico, 134 a Spalato e 50 a Ragusa (Dubrovnik). Il deputato connazionale al Parlamento croato e presidente dell’Unione italiana, Furio Radin, ha espresso preoccupazione per i dati emersi dall’inchiesta: «Continua un trend poco incoraggiante, che si somma al calo registrato dieci anni fa. La flessione riguarda praticamente tutte le minoranze nazionali, fatta eccezione per albanesi, rom e bosgnacchi. Gli italiani sono anziani, quelli giovani non disdegnano l’andare a vivere all’estero, mentre i matrimoni misti, che ormai riguardano l’80–90 per cento di connazionali, ci danneggiano. L’Istria poi ha avuto un boom di persone che dichiarano di essere di nazionalità istriana e sono circa 25 mila. Tra essi c’è sicuramente qualche italiano ma questa esplosione di istrianità non ci dispiace perché l’istriano, tra tutte le nazionalità o appartenenze, ci è quello più vicino. Il vistoso calo demografico delle minoranze nazionali avviene in un Paese che, nonostante i proclami e leggi ritenute addirittura le migliori al mondo, deve fare ancora tantissimo nella tutela di coloro che non appartengono al popolo di maggioranza». Ultimo dato: la Croazia ha 4 milioni, 284 mila e 889 abitanti, per una flessione rispetto al 2001 di 152 mila persone. L’età media in Croazia è di 41,7 anni, ben 2,4 anni in più rispetto al penultimo censimento.

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