Cagnolino azzannato e ucciso, il padrone ferito è ancora sconvolto: «Non potevo salvare Paquito»

Presentata denuncia in Procura nei confronti della proprietaria dell’Amstaff già identificata: «Bisogna tornare al patentino»
Il cane Paquito di razza shih-tzu ucciso da un Amstaff che ha ferito anche il suo padrone
Il cane Paquito di razza shih-tzu ucciso da un Amstaff che ha ferito anche il suo padrone

MONFALCONE.  L’aveva fatto nascere, la gioia di assistere e prendersi cura dell’intera cucciolata. Paquito, uno shih-tzu, ha vissuto con lui per undici anni. La vita della bestiola s’è interrotta lo scorso 23 gennaio, sul marciapiede di via Romana.

Quella sera, quando il monfalconese era uscito di casa per la consueta passeggiata, l’amico pelosetto al guinzaglio a zampettargli dietro, non poteva immaginare che poco dopo un cane dalle sembianze riconducibili a un Amstaff, solo nella sua libertà, agilità e potenza, spuntasse a una ventina di metri di distanza, lungo lo stesso lato della strada, prendendo la corsa nell’avvicinarsi rapidamente. Aveva visto Paquito, uscito dall’angolo dietro un muretto dove s’era “intrattenuto” a intercettare gli odori.

Il tentativo di accoglierlo tra le sue braccia era stato anticipato, Paquito era già diventato una preda senza scampo. E a cercare di separare i due animali il monfalconese s’era ritrovato a terra, la mano sanguinante. Quattro mesi con il busto, a causa di una vertebra fratturata, raccomandata l’inattività.

Quando la padrona, anche lei residente nel rione, era arrivata, assieme ad altre persone, a recuperare il proprio cane, tutto era già successo. Nei confronti della donna c’è ora una denuncia querela che l’avvocato Andrea Pellegrini ha depositato in Procura in ordine al reato di uccisione di animali (544 bis del Codice penale) e per le lesioni riportate dal monfalconese, suo assistito.

«Sono rimasto spiazzato, non c’è stata alcuna possibilità di fare alcunché. Non si può nemmeno immaginare situazioni di questo genere, l’impotenza è assoluta, devi scappare e basta, ma non ci sono riuscito. È morto il mio cane, se con me avevo un bambino? », spiega il monfalconese. Che comunque non ha alcuna intenzione di ripercorrere quei minuti shoccanti. Piuttosto, sottolinea, il punto è un altro. Quello di riflettere sul problema in sè, una forma di coinvolgimento sociale, anche perché «casi simili ne esistono e sono in aumento».

È un richiamo su tutto alla responsabilità di saper gestire e di educare il proprio animale. «Vale per tutti, anch’io avevo istruito Paquito. A maggior ragione va posta estrema attenzione quando si tratta di cani da difesa».L’uomo dopo la vicenda ha aperto la pagina www.facebook.com/IosonoPaquito: «Voglio sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto mi è accaduto e sulla pericolosità del mancato addestramento dei cani».

Gli animali seguono la propria natura. «Io amo gli animali, non ho nulla contro di loro – osserva –. La mia è semmai una campagna a favore, affinché vengano tenuti in modo corretto. Del resto è un dato di fatto che ci sono razze potenzialmente più pericolose di altre, né c’è da stupirsi se gli animali agiscono secondo il proprio istinto. È l’essere umano che ne deve essere il garante evitando che possa rappresentare un rischio o creare danni per la comunità».

Resta il fatto che situazioni del genere non possono accadere: «Voglio trarre spunto da quanto mi è accaduto affinché simili circostanze non si ripetano – continua il monfalconese –. Quell’animale era dotato di grande potenza e determinazione e di questi problemi ce ne sono moltissimi. Tanti mi hanno raccontato di aggressioni di altri cani e purtroppo i casi sono in aumento. Non basta limitarsi ad un indennizzo economico, non possiamo far finta di nulla perché può capitare ancora e non tutti gli animali sono uguali».

Il monfalconese aggiunge: «Intendo diffondere attraverso il mio sito l’esperienza che ho vissuto, e promuovere altre forme di sensibilizzazione». Anche in termini di iniziative concrete. L’uomo fa riferimento ai patentini non più previsti dalla legge. «Ritengo che ci debba essere un sistema normativo al fine di minimizzare i rischi attraverso l’istruzione dei padroni degli animali. Il Comune di Milano ha reintrodotto i patentini, ma sarebbe opportuno che diventasse una misura nazionale, come accade in molti Paesi europei. Mi spenderò in tal senso almeno a livello locale». Il monfalconese conclude: «Ripeto, non ce l’ho con alcuno, né tantomeno con gli animali. Il mio non è accanimento, è invece la volontà di risolvere un problema reale». 

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