Cagnolina abbandonata e incatenata a una vigna

MOSSA. Trema come una foglia, con il pelo nero zuppo d’acqua e gli occhi liquidi imploranti aiuto, ma non si fida dell’uomo: appena ci si avvicina più del dovuto, inizia a ringhiare mostrando i denti. Come darle torto: a legarla con il guinzaglio ad una vite, lasciandola da sola, sotto la pioggia, nel mezzo del niente di una vigna alle porte di Mossa, è stato l’uomo. Guarda la strada con la speranza che i suoi padroni si materializzino da un momento all’altro e la vengano a riprendere. C’è da scommettere che sarebbe pronta a perdonarli, ma i suoi “padroni” non torneranno. Se ne sono andati da ore e lo hanno fatto come se nulla fosse, senza ripensamenti.
Una macchina è stata notata uscire in retromarcia dalla strada che da dietro il campo sportivo del paese porta all’agriturismo Zorzenon, lì per lì, la coppia che l’ha vista andarsene non ci ha fatto caso, poi, quando si è accorta del cane legato al filare di viti ha collegato le due cose e ha chiamato il 113. A prenderla in custodia sarà il cinovigile dell’azienda sanitaria che la accompagnerà al canile municipale di Lucinico e controllerà se ha il microchip. Fino a quel momento si può solo cercare di renderle meno pesante l’attesa. Piove in modo intenso. Un ombrello, poi due, quindi tre e alla fine quattro: la riparano dall’acqua, ma non la proteggono dal freddo.
La meticcia non si lascia asciugare e non si siede neppure sullo straccio che le viene messo accanto. Ignora il giaciglio improvvisato e ignora anche i biscotti. La terra è smossa, la pianta è scortecciata: segni evidenti che ha cercato di liberarsi per seguire chi l’ha “buttata via” come un oggetto qualsiasi. Bisogna darle un nome: visto il contesto, Uva sembra quello più appropriato. Ovviamente non risponde, ma poco alla volta si abitua agli sconosciuti che la stanno aiutando. Pian piano riduce le distanze, ma rimane diffidente. «Non capita mai di trovare cani abbandonati legati da qualche parte come in questo caso», assicura il cinovigile che, prima di arrivare a Mossa, ha dovuto rintracciare il proprietario di un cane che vagabondava nella zona di Grado. Per liberare Uva deve tagliare la maniglia del guinzaglio con un tronchesino.
«A Doberdò hanno denunciato la scomparsa di un cane di piccola taglia nero. Forse qualcuno l’ha trovato e l’ha portato a casa con sé, ma dopo le proteste dei familiari, questa mattina, lo ha portato qui per liberarsene», ragiona il cinovigile. L’ipotesi è plausibile, ma la meticcia conosceva bene chi l’ha abbandonata: la catena del guinzaglio è chiusa direttamente al collo e, prima di essere agganciata, è stata fatta passare nell’asola della maniglia. Con chi l’ha legata aveva un legame di fiducia. Al canile si scoprirà che Uva non è chippata e che non è quindi il cane scomparso da Doberdò.
«Ho compilato il verbale e se il proprietario si presenterà all’Azienda sanitaria dovrà giustificare il suo comportamento ed eventualmente risponderne». È difficile che chi ha compiuto un gesto simile si penta anche perché l’abbandono di animale è un reato che punito con l’arresto fino a un anno o con un ammenda da mille a 10mila euro.
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