Caffè Tommaseo, uno dei 35 locali che fecero l’Italia

L’esercizio triestino scelto dalla guida tra i luoghi simbolo del Risorgimento. Il direttore Tomini: «Siamo orgogliosi»
Foto BRUNI TRieste 10.08.2011 Caffè Tommaseo
Foto BRUNI TRieste 10.08.2011 Caffè Tommaseo

di Fabio Dorigo

«Da questo Caffè Tommaseo, nel 1848, centro del movimento nazionale, si diffuse la fiamma degli entusiasmi per la libertà italiana» recita la lapide fatta apporre dall’Istituto nazionale per la storia del Risorgimento all’esterno del locale storica di Trieste. Al Caffè Gelateria Fiorio di Torino, circolo dei conservatori di ferro, il 18 marzo 1821, tentarono di convincere l’inserviente di corte ad avvelenare il medicinale di Carlo Alberto di Savoia che era appena stato nominato reggente e aveva promulgato la Costituzione. Storie di caffè diverse. Fiamme da accendere o spegnere.

Il Caffé Tommaseo di Trieste e il Caffè Fiorio di Torino sono due dei 35 locali storici che, in un modo o nell’altro, hanno fatto l’Italia. Locali protagonisti, nel bene e nel male, del Risorgimento. A censirli, in omaggio al 150 anni dell’Unità d’Italia, è stata dall’associazione Locali Storici in occasione dell’edizione “tricolore” 2001 della guida (264 pagine, in italiano e inglese). I 35 locali, tra cui il Tommaseo, il più antico caffè di Trieste (e il 14.mo a livello nazionale), si fregiano del titolo “I più Unità d’Italia” (“The Most United in Italy”), un primato evidenziato anche sul sito internet dell’associazione (www.localistorici.it). Il Tommaseo condivide l’onore risorgimentale con caffè come il fortino antisaraceno Bai di Genova (dove partì l’impresa dei Mille di Garibaldi e Nino Bixio), il Florian di Venezia (dove trovarono conforto i primi feriti della rivolta di Manin del 1848), il Pedrocchi di Padova (dove studenti e popolani si allearono contro l’Austria), il Cambio di Torino (che conserva il tavolino di Camillo Benso conte di Cavour e dispensa ancora il mitico bicerin), il Gilli di Firenze (che armò con vivande i volontari per Curtatone e Montanara), il Caffè Greco di Roma (protagonista dei moti del 1831), il Renzelli di Cosenza (dove iniziò la sfortunata impresa dei fratelli Bandiera).

«Siamo orgogliosi - dice il direttore Giancarlo Tomini che gestice il caffé con Silvana Pecchiar, Renato Scaramelli e Elisabetta Bovo -. È un riconoscimento importante». La lapide, citata dalla guida locali storici d’Italia, fa bella mostra in piazza Tommaseo (già piazza dei Negozianti) e non lascia dubbi sui meriti risorgimentali del Caffè. In occasione dei 150.mo anniversario dell’Unità d’Italia offre un menù tricolore che affianca quelli dedicati agli avventori famosi James Joyce, Umberto Saba e la principessa Sissi. Non c’è, invece, il menù Italo Svevo, anche se Ettore Schmitz era solito trascorrere interi pomeriggi ai tavolini del Tommaseo scrivendo pagine su pagine nell’indifferenza del mondo editoriale italiano. Il Caffè, sponsor del vicino Teatro Verdi, ha festeggiato il 29 luglio scorso la prima dell’operetta “Viva l’Italia”, il 29 luglio scorso, lo spettacolo di Gianni Borgna con Daniela Mazzucato allestito dal festival per i 150.mo dell’Unità d’Italia. «Tutti i precursori triestini del Risorgimento - si legge nella duie dei Locali storici d’Italia - hanno fatto sosta in questo locale storico e letterario. Da Madonizza a Valussi, a Orlandini. L’arredamento è ancora originale e, con gli stucchi dell’epoca, conserva le specchiere fatte venire dal Belgio nel 1830, i tavolini in marmo e ghisa e una pendola del 1839, con il nome del primo proprietario, Tommaseo Marcato». E qui, la guida, incappa in un errore veniale. Il nome del fondatore è quello del padovano Tomaso Marcato. E il primo nome del locale era Caffè Tomaso. Nulla di risorgimentale. Tomaso Marcato non diffuse “la fiamma degli entusiasmi per la libertà italiana”, ma si limitò a introdurre per primo il gelato a Trieste.

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