Caduti in Russia, già oltre 200 le richieste

TRIESTE. Oltre 200 e-mail e telefonate ricevute in meno di un mese dal Commissariato generale per le onoranze ai Caduti (Onorcaduti), dopo il diffondersi della notizia sul ritrovamento della fossa comune di Kirov in Russia.
La domanda è una sola, relativa alla possibilità che nella sepoltura possa esservi il proprio caro, deportato verso i campi di concentramento sovietici nel rigido inverno 1942-1943, quando la rotta italiana corrispose alla controffensiva dell'Armata rossa e all'inizio di un'avanzata delle truppe di Stalin, che si sarebbe arrestata a Berlino nel maggio 1945.
Sebbene ancora in assenza di una verifica ufficiale sul posto, la conferma del ritrovamento è giunta ad agosto dalla lettera in cui il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha assicurato massima attenzione sulla messa in sicurezza dell'area. Saranno però soltanto i lavori di scavo a dire di più sulle almeno cinque sepolture rinvenute in una zona stretta e lunga di 150 ettari, situata a ridosso dei binari della Transiberiana.
La particolare posizione permette di ipotizzare che dentro vi finirono i soldati spirati durante il trasferimento in treno, provati da mesi di combattimento nel gelo russo, con rifornimenti tagliati e insorgere di malattie. In ogni vagone i decessi si contavano a decine e lungo la strada i convogli erano costretti a fermarsi per separare i morti dai vivi.
Dentro la sepoltura, nel corso delle operazioni che stanno definendo i contorni dell'area, i volontari della locale associazione Dolg hanno trovato materiale appartenente a militari italiani, tedeschi e ungheresi. Lo scavo vero e proprio comincerà tuttavia solo in primavera, visto che le temperature sono già sotto zero e presto la taiga sarà coperta di neve.
Come già specificato dal responsabile di Onorcaduti, generale Rosario Aiosa, bisogna dunque affrettarsi nell'invio una delegazione che possa verificare la situazione prima delle precipitazioni invernali.
Nel frattempo anche la redazione del Piccolo ha ricevuto diverse richieste di informazioni, ma notizie ufficiali possono provenire soltanto dal dialogo fra autorità italiane e russe, che si terrà a breve dal vivo, come afferma Aiosa nella lettera pubblicata in questa pagina.
Chi si occupa di tenere desta la memoria della campagna di Russia preferisce però tenere i toni bassi: «Anche noi abbiamo ricevuto molte telefonate - dice Marisa Bernabè Casale, presidente di Unirr Fvg - perché la notizia ha riacceso la speranza dei familiari, ma queste situazioni creano allo stesso tempo un flusso incontrollato di informazioni: c'è chi pensa che nella fossa vi siano solo friulani, chi crede che ci siano tutti i soldati italiani dispersi, chi vorrebbe organizzare una spedizione autonoma per riesumare i corpi.
A chi ci chiama dico che stiamo parlando di una fossa promiscua e che la consolazione massima sarà probabilmente sapere dove sia sepolto il corpo grazie all'eventuale ritrovamento della piastrina. Ma è tutto da verificare e sono lieta degli impegni assunti dal generale Aiosa perché le tante assurdità sentite in questo periodo finalmente finiranno, grazie alla presenza sul posto delle autorità italiane».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo