Cade in casa, muore ragazzino disabile

I genitori, dopo una visita al Pronto soccorso, lo portano via dall’ospedale. Poche ore dopo la tragedia
Un uomo in sedia a rotelle in un'immagine di repertorio
Un uomo in sedia a rotelle in un'immagine di repertorio

Un ragazzo di 14 anni, gravemente disabile, è stato trovato morto dai genitori nel letto nella sua cameretta. La tragica scoperta è avvenuta ieri mattina. E non ha ancora una spiegazione.

I fatti. Domenica pomeriggio l’adolescente è stato accompagnato al pronto soccorso del Burlo a seguito di una banale caduta. Non è stato ricoverato, a quanto pare, non perché i sanitari non l’avessero proposto, ma perché i genitori, considerata la sua grave disabilità, hanno preferito riportarlo a casa. Nel suo ambiente “naturale”.

Il ragazzo è stato accompagnato a letto. Si è addormentato ma non si è più risvegliato.

L’allarme è scattato attorno alle 5. I genitori, due infermieri che in passato hanno lavorato proprio al Burlo, si sono resi immediatamente conto della situazione. E hanno chiamato il 118.

Sul posto, in pochi minuti, è giunta un’ambulanza. I sanitari hanno subito sottoposto il quattordicenne a terapia d’emergenza. Ma non c’è stato nulla da fare. Il suo cuore non si è ripreso. E il medico non ha potuto fare altro che constatare il decesso le cui cause, al momento, non sono state chiarite.

In una nota, arrivata a poche ore dalla morte del ragazzo, il direttore del pronto soccorso dell’ospedale pediatrico infantile Egidio Barbi esprime a nome proprio e del personale della struttura «tutto il proprio profondo dolore e la vicinanza alla famiglia e, in particolar misura ai genitori, colleghi con esperienza lavorativa di molti anni in questo ospedale e nella sanità triestina».

Barbi spiega inoltre che «alla luce degli elementi clinici rassicuranti evidenti durante la valutazione al pronto soccorso, il piccolo era stato dimesso, in accordo con il genitore accompagnatore». E infine aggiunge che «in assenza di un riscontro autoptico gli elementi clinici non permettono ipotesi diagnostiche fondate anche alla luce delle condizioni di base del ragazzo».

Nello scorso novembre si era verificato un fatto in qualche modo simile che aveva riguardato una bambina di due anni e mezzo. Per due volte i genitori l’avevano accompagnata al pronto soccorso del Burlo per tosse, febbre e brividi. Per due volte la piccola era stata dimessa ma poi, a poche ore dal ritorno a casa, era morta nel suo letto. A casa.

Su questa vicenda il pm Matteo Tripani aveva aperto un fascicolo ipotizzando a carico di due medici pediatri del pronto soccorso del Burlo l’accusa di omicidio colposo. Contestualmente aveva disposto un accertamento tecnico riguardante non solo le cause della morte ma anche le eventuali responsabilità dell’accaduto. I risultati non sono ancora stati depositati. Nel caso della morte della bambina ad attivare l’azione penale erano stati gli stessi genitori che avevano presentato un esposto alla procura della Repubblica. (c.b.)

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