Cadavere di un trentenne ripescato in mare a Trieste: mistero sulle cause della morte

Il corpo del 29enne trevigiano Alessio Milan è stato rinvenuto al largo di Grignano. A bordo della sua auto diverse sostanze. Verrà effettuata l’autopsia

Maria Elena Pattaro
I vigili del fuoco sul luogo del ritrovamento (Foto Lasorte)
I vigili del fuoco sul luogo del ritrovamento (Foto Lasorte)

Un cadavere ripescato al largo di Grignano. Appartiene a un 29enne veneto, Alessio Milan: originario di Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, si era trasferito da alcuni mesi a Scorzé, in provincia di Venezia.

Chi era il 30enne trovato morto nel mare di Trieste
Alessio Milan, trovato morto in mare

La tragica scoperta è stata fatta nella mattinata del 10 aprile, ed è giallo sulle cause della morte. Sarà l’autopsia, unita a un eventuale test tossicologico a fare piena luce sul decesso. Da un primo esame esterno, la salma non presentava segni di violenza inferti da terze persone. Il che tenderebbe a far escludere l’ipotesi dell’omicidio.

Il giovane potrebbe essersi gettato volontariamente in acqua o esserci finito accidentalmente, forse dopo aver assunto qualche sostanza. Le indagini, affidate alla Polizia di Stato e coordinate dalla pm Federica Riolino, sono in corso. Nei paraggi gli agenti hanno trovato l’auto del trentenne, un’Alfa Romeo nera, intestata al padre.

A bordo c’erano vari oggetti e anche delle sostanze con cui avrebbe potuto perdere la lucidità. Saranno gli accertamenti a dire se il proprietario ne avesse assunta una o più prima di quel bagno fatale. E se prima di finire in acqua fosse in compagnia di qualcuno o da solo. Stando ai primi riscontri il corpo, con addosso i vestiti, era in mare da ore, presumibilmente dalla notte. Nessuno aveva denunciato la scomparsa del 30enne e i familiari sono stati raggiunti dalla tragica notizia nella tarda mattinata, quando gli elementi raccolti hanno permesso di dare un volto e un nome alla salma.

A dare l’allarme sono stati gli occupanti di un’imbarcazione. Alle 7.40, mentre navigavano vicino al confine della Riserva protetta di Miramare, i diportisti hanno avvistato una sagoma galleggiare tra i flutti. Hanno capito che non c’era tempo da perdere, così hanno lanciato l’sos. Subito si è attivata la macchina dei soccorsi. Sul posto sono arrivate due squadre nautiche dei Vigili del Fuoco, assieme ai militari della Capitaneria di Porto, mentre la Polizia di Stato seguiva le operazioni da terra. Il recupero del corpo non è stato immediato: nell’intervallo trascorso tra la segnalazione dei diportisti e l’arrivo dei soccorritori il corpo era andato alla deriva, trascinato alla corrente. «Lo hanno recuperato proprio là, vicino alle boe», diceva un pescatore ieri mattina, indicando col dito il perimetro dell’area marina protetta di Miramare.

Una volta individuato il corpo, i pompieri lo hanno issato a bordo e trasportato al distaccamento dei Vigili del Fuoco in Porto Vecchio. Qui sono scattate le procedure di identificazione ed è avvenuto l’esame esterno del cadavere da parte del medico legale.

Stando alle prime evidenze, come detto, non sono emersi segni di violenza che facciano pensare all’azione di terzi. Resta da capire se possa essersi trattato di un gesto volontario oppure di un incidente. Nella macchina del 30enne, parcheggiata nei paraggi, non sono stati trovati biglietti di addio. La vettura, così come la salma, è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria, in attesa dell’autopsia. Il pm di turno, avvisato del fatto, ha aperto un fascicolo così da disporre tutti gli accertamenti necessari per fare piena luce sulle circostanze e sulle cause della morte.

La Polizia sta cercando di ricostruire i suoi ultimi spostamenti anche attraverso chat e tabulati telefonici. Il cellulare è stato recuperato in auto, come altri effetti personali e varie sostanze.

Quello del 30enne è il secondo corpo recuperato in acque triestine nell’arco di due mesi. L’11 febbraio scorso una donna di 74 anni si era lasciata scivolare in acqua nel porticciolo del castello di Miramare. Aveva raggiunto il molo, si era sfilata cappotto e borsetta e aveva appoggiato a terra il bastone. Per poi abbandonarsi alle fredde acque del golfo. Un gesto estremo compiuto in uno dei luoghi più iconici di Trieste. Per di più in un martedì mattina in cui c’erano alcune scolaresche in visita. Ad accorgersi dell’anziana, che galleggiava tra gli scogli, era stato un visitatore, che aveva dato subito l’allarme. Ma era già troppo tardi: l’anziana era morta affogata. Rimasta vedova poco tempo prima, non avrebbe retto il colpo della scomparsa del marito.—

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