Caccia F-16 israeliani a Zagabria, gli interessi dietro il veto Usa

L’affare da 500 milioni di dollari sfumato: a monte del divieto posto da Washington spunta la protezione della Lockheed 

TRIESTE Nei Balcani è stato l’«affaire» del 2018. Stiamo parlando dell’acquisto annullato alla Croazia di 12 caccia (una squadriglia) F-16 Barak da Israele per la somma di 500 milioni di dollari. Un ”affaire” che si tinge di tinte geopolitiche e commerciali insieme. Ma che ha fatto molto discutere in quanto il veto alla vendita di Tel Aviv dei caccia a Zagabria è giunto dagli Stati Uniti, Paese che - come la Croazia - fa parte della Nato ed è da sempre lo storico alleato di Israele in Medio Oriente.

Molta dietrologia è stata spesa sulla vicenda, soprattutto dai media croati. Si è parlato addirittura dell’esistenza di un cosiddetto “no paper” (documento diplomatico parafato e non firmato) ma senza sigla alcuna in cui lo State Departement avvisava la Croazia dell’impossibilità di concludere l’affare con Israele prima che il contratto tra i due Paesi fosse ufficialmente sottoscritto. Documento di cui, in Croazia, i diretti interessati hanno sempre negato l’esistenza.

Alla base di tutto ci sarebbe innanzitutto la protezione degli interessi commerciali della Lockheed da parte degli Usa. Infatti l’azienda americana ha venduto alla Slovacchia 14 caccia F-16, senza armamento, senza supporto logistico, senza simulatore di volo e senza l’addestramento dei piloti a 1,5 miliardi di dollari. Con gli altri “optional” la cifra è salita a 2,9 miliardi. Israele ha offerto alla Croazia, lo ricordiamo, 12 F-16 Barak, che sono gli F-16 Usa modificati nella tecnologia, nell’avionica, nel motore e nell’armamento da Tel Aviv (quindi più moderni) a 500 milioni. Immediatamente, visti i prezzi, la Bulgaria ha chiesto a Israele una squadriglia di F-16 Barak e la Romania due. È chiaro che la Lockheed era finita fuori mercato, da cui la sospensione dell’affare tra Tel Aviv e Zagabria da parte di Washington che ha proibito di vendere a terzi tecnologia statunitense senza il proprio permesso.

Ma c’è anche chi legge nel veto Usa una sorta di ritorsione al fatto che la Croazia non ha ancora ultimato il terminale Lng a Veglia per il gas americano, ha lasciato che il gigante dell’agroalimentare Agrokor finisca nelle mani delle banche russe e ha affidato i lavori del ponte di Sabbioncello ai cinesi. —



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