Caccia al “Renzi del Friuli Venezia Giulia”
TRIESTE. Il Pd non fissa una data, non ancora. Si limita a una finestra: i congressi regionali si celebreranno in tutta Italia in una domenica tra il 9, il 16 e il 23 febbraio. È una linea sostanzialmente condivisa dai segretari delle regioni riuniti ieri a Roma, anche se qualcuno preferirebbe far slittare l’appuntamento di qualche settimana, allungando la finestra fino a metà marzo.
Il Friuli Venezia Giulia? La data auspicata parrebbe essere il 23 febbraio, non troppo presto visto che, in precedenza, va lasciato spazio alle consultazioni nei circoli e nelle province, ma nemmeno troppo in là, a ridosso delle amministrative di primavera. Renzo Travanut, al termine dei lavori, non si sbilancia. Il segretario in carica preferisce parlarne prima con l’assemblea democratica del Friuli Venezia Giulia in programma domani a Udine. «Al momento ci sono solo ipotesi di lavoro messe sul tavolo dalla conferenza dei segretari – commenta Travanut –, ne parlerò venerdì».
La situazione, in realtà, non è ancora definita. Il tentativo di sintesi di ieri, davanti al braccio destro di Matteo Renzi, Luca Lotti, ha chiarito solo che i congressi regionali si terranno a febbraio, ma non è nemmeno detto che si vada all’election day, viste alcune particolari esigenze locali, pure in Friuli Venezia Giulia. Nell’attesa che la direzione nazionale fissi date precise, l’assemblea Fvg cercherà un’intesa sulla miglior soluzione possibile. Quella di domenica 23 febbraio sembra poter consentire tempi giusti per tutti gli adempimenti. Certamente in regione, con il voto alle porte, non si potrà attendere il mese di marzo. Ma anche il 9 febbraio, e forse pure il 16, potrebbe creare qualche problema imponendo un’accelerazione alle operazioni nei circoli e nelle province, lì dove i congressi dovranno ragionevolmente essere convocati prima che a livello regionale.
Una volta emersa l’opzione preferita, la direzione regionale, nel caso in cui Roma scelga altre date, cercherà di far valere l’autonomia del territorio. Stendendo un razionale calendario, lo stesso già delineato lo scorso ottobre, con operazioni congressuali, compresi i circa 200 circoli, chiuse a fine febbraio. Fu proprio Travanut, l’estate scorsa, a evidenziare l’opportunità di smarcarsi, un’istanza mirata in quell’occasione a evitare che la corsa nazionale annullasse quella locale.
Altra questione da dipanare è quella dei nomi. «Ci stiamo lavorando», dice Ettore Rosato. «Puntiamo a un percorso condiviso», aggiunge Francesco Russo. Nell’intervista al Piccolo di fine anno, Debora Serracchiani ha fornito un mini-identikit del futuro segretario. «Dovrà essere un quarantenne? Non ne faccio una questione di carta d’identità – ha precisato la presidente Fvg –. Servirà un segretario consapevole della responsabilità e del ruolo in un partito che può pesare molto sia in regione che a Roma». Riassunto? Con la premessa che non c’è alcuna intenzione di andare allo scontro, a Serracchiani non dispiacerebbe un nome nuovo, un piccolo Renzi del Friuli Venezia Giulia.
Potrebbero in questo caso avere chance il sindaco di Terzo d’Aquileia Michele Tibald o il consigliere provinciale di Udine, candidato presidente alle ultime elezioni per Palazzo Belgrado, Andrea Simone Lerussi, che potrebbe forse preferire la riconferma a segretario provinciale. Si propendesse invece per una candidatura di maggiore esperienza, entrerebbero in pista sia i parlamentari che i consiglieri regionali. Spazio dunque, almeno sulla carta, alle ambizioni dei deputati triestini, degli udinesi Paolo Coppola (renziano doc) e Isabella De Monte, di qualche eletto in piazza Oberdan (escludendo, peraltro, una segreteria Iacop, già presidente del Consiglio, o Shaurli, capogruppo in aula). Inciderà anche il criterio territoriale. Con Serracchiani, Iacop, Shaurli tutti udinesi, il segretario regionale potrebbe essere di un’altra provincia. Il triestino Pietro Faraguna, il goriziano Diego Moretti, la pordenonese Francesca Papais, sindaco di Zoppola, sono altri nomi nella rosa.
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