Caccia ai “furbetti” dell’Isee a Gorizia: smascherati 364 finti poveri

L’assessore Romano: «Tolgono sussidi e sostegni a chi ha veramente bisogno». L’intensa attività di indagine della Guardia di finanza nell’arco di un anno e mezzo

GORIZIA Aumenta la schiera di chi è davvero in difficoltà e questo, purtroppo, non fa quasi più notizia. Ma c’è anche chi “ci marcia” nel pur civilissima Gorizia. E, approfittando della crisi che mette alla frusta le famiglie, si finge povero e presenta documentazioni false (qualcuno li ha chiamati i «furbetti dell’Isee») per ottenere agevolazioni, sussidi, aiuti di ogni tipo.

In Comune la guardia è alta. Ma ci sarà un’ulteriore “stretta” ai controlli «perché chi percepisce indebitamente risorse dal nostro ente le va a togliere, se non proprio a rubare, a chi ne ha realmente bisogno. Quello di taroccare le carte per ottenere un aiuto è un reato grave ma anche odioso, anzi odiosissimo – sottolinea l’assessore comunale al Welfare, Silvana Romano –. Purtroppo, parallelamente alla crescita di persone che hanno realmente bisogno di una stampella, aumentano anche i furbetti. Ci sono casi, ad esempio, di cittadini stranieri che “dimenticano” di dichiarare le loro proprietà nei Paesi d’origine e il quadro che emerge non corrisponde alla realtà». Quando il Comune sente puzza di bruciato, manda tutte le carte alla Guardia di finanza. «Poi, non abbiamo riscontro immediato di come si mettono le cose. Soltanto quando arrivano i rimborsi, capiamo che l’irregolarità era effettiva e, credetemi, i numeri relativamente ai “taroccatori” di documenti sono in crescita. Costante».

E allora ecco un po’ di numeri dai report periodici della Guardia di finanza di Gorizia. Nel settore della spesa previdenziale, nel periodo che va da gennaio 2017 a giugno 2018, sono finiti nella rete delle a Guardia di finanza di Gorizia 364 soggetti: sono stati segnalati all’autorità giudiziaria perché, a vario titolo, hanno commesso reati di associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato e tentata truffa aggravata per aver indebitamente percepito o tentato di percepire le indennità di disoccupazione. Si tratta, in altre parole, di “finti poveri” che godevano di prestazioni sociali agevolate pur non avendone i titoli.

In generale, le maggiori infrazioni sono riconducibili al comparto delle prestazioni scolastiche (contributi per libri, tasse universitarie). A seguire, per dimensioni, il settore sanitario, ove risultano essere state fruite prestazioni in esenzione del pagamento del ticket sanitario, seppur il reddito dei beneficiari del servizio stesso avesse superato il “tetto” previsto, contrariamente a quanto dagli stessi autocertificato.

Quali sono le conseguenze per i finti poveri caduti nella rete? I responsabili vengono segnalati all’autorità giudiziaria per falsità di dichiarazioni autocertificate. Stessa sorte è stata riservata, di recente, ad altri soggetti che, nel passato, avevano autocertificato, in diversi comparti agevolati (assegno maternità, bonus-bebè, assegno nucleo familiare, canoni locazione), redditi sotto la soglia prevista per l’agevolazione, oppure, compilando la Dsu, (Dichiarazione sostitutiva unica), vale a dire l’autocertificazione tesa ad ottenere l’agevolazione, omettendo di segnalare valori di rilievo posseduti, relativi a patrimoni immobiliari di proprietà; patrimoni mobiliari; redditi di varia natura (ad esempio depositi su conti correnti). Sono stati in tal modo «dimenticati» nelle autocertificazioni, in quanto non segnalati, redditi e valori per parecchie migliaia di euro.

E notevoli sono le conseguenze dell’attività svolta anche nel settore fiscale, visto che, spesso, tali metodologie di controllo consentono l’individuazione di soggetti del tutto sconosciuti al fisco, in quanto evasori totali che, proprio per tale motivo, tentano di accedere alle diverse fonti di finanziamento pubblico, dichiarandosi nullatenenti. —


 

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